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martedì 21 settembre 2010

Papa, Bush e Sakineh, quando la 'bufala' fa notizia

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 21/09/2010

Bufale ed esagerazioni, notizie inventate e notizie deformate, errori e doli: la storia del giornalismo, e ancora prima la storia dell'umanita', e' fitta di panzane che, per sbaglio o deliberatamente, hanno conquistato spazio e credibilita' (e hai voglia, poi, a smantellarle).

Giornalisticamente, le tipologie della bufala sono svariate. C'e' la notizia inventata di sana pianta, perche' utile a certi fini, o semplicemente perche' gustosa: quand'ero giovane cronista, m'affascinava il collega esperto che, dai casi veri della commedia umana, cavava storie totalmente false, ma a tenuta stagna rispetto a ogni smentita.

C'e' la notizia 'gonfiata': un classico, dopo una catastrofe il numero delle vittime dei titoli e' sempre superiore a quello che risultera' dai computi più accurati. Perche'? L'approssimazione delle informazioni disponibili, in primo luogo. Ma anche la convinzione che, ad avere più morti degli altri, si sia più tosti.

E, ancora, c'e' la notizia che e' difficile da verificare, e di cui esistono versioni diverse (e subito, ovviamente, si punta su quella che fa più colpo); e c'e' la notizia che si rivela presto falsa o che viene radicalmente ridimensionata, ma cui non si vuole proprio rinunciare "perche' ormai l'ho prevista", o peggio "l'ho in pagina, in scaletta"; e c'e' la bufala che caccia la bufala, la notizia che vuole fare da antidoto a un'altra, ma che e' anch'essa 'montata'.

Le bufale non sono 'patrimonio' solo giornalistico. Sandro Fontana, in un libro politicamente molto orientato, ha raccontato quelle che lui definisce "le grandi menzogne della storia contemporanea", che vanno -solo per citargliene alcune- dalla "vittoria mutilata" della Grande Guerra ai "crimini del comunismo", da Moro a Berlinguer alla "doppiezze del pacifismo": un'antologia cosi' settaria che potrebbe finire anch'essa fra le "grandi menzogne".

Ma in tutte le bufale dei giorni nostri, che per riuscire bene hanno bisogno di impatto mediatico, c'e' sempre una componente di responsabilita' giornalistica. Pensiamo alla storia delle armi di distruzione di massa che l'Iraq si Saddam non aveva, ma che furono addotte da George Bush e dalla sua cricca di alleati servizievoli, Blair, Aznar, Mr B, come giustificazione dell'invasione. Le fonti erano autorevole, ma la stampa Usa, patriotticamente 'formattata' dall'11 Settembre, ne accetto' le affermazioni in modo acritico.

Dove ci sono di mezzo intelligence e indagini, interessi politici ed economici, le bufale sono all'ordine del giorno: polpette avvelenate servite a colleghi talora (ma non sempre) ignari. Esempio recente: prima dell'estate, un quotidiano pubblico' la foto di un manager della Bmw spacciandolo per il signor Franco, mitico uomo dei servizi dietro la presunta 'trattativa' mafia / Stato. Un errore, poi corretto.

Negli ultimi giorni, le cronache internazionali hanno traversato due grosse bufale, una certa, l'altra ancora 'sub judice. La prima, in fondo la più innocente, e' quella dei sei nusulmani arrestati a Londra perche' minacciavano la sicurezza del Papa in visita. I sei sono stati davvero arrestati ed erano davvero sospettati da Scotland Yard, ma, in realta', non minacciavano nessuno e sono stati liberati (quasi) subito. Certo, c'e' chi ha sparato la notizia proprio grossa, pur essendoci fin dall'inizio indizi di montatura, seguendo più che l'istinto il 'dalli all'arabo'.

Ma la visita di Benedetto XVI in Gran Bretagna e' stata l'occasione per un'altra 'bufala', più' sottile: vista dall'Italia, e' stata una sorta di conquista d'Albione, molto più che non letta sulla stampa inglese o vista alla Bbc.

Altro fronte, dove il confine e' sottile tra dramma e bufala e, forse, lo si e' varcato più volte, nell'uno e nell'altro senso: la vicenda di Sakineh, la donna-moglie-madre iraniana fustigata, forse addirittura due volte, per adulterio e condannata alla lapidazione per complicita' nell'assassinio de marito. Ora, il presidente iraniano Ahmadinejad, uno da credibilita' zero, afferma che Sakineh non e' mai stata condannata alla lapidazione: la notizia sarebbe stata fabbricata dagli americani per nuocere all'Iran. Ora, almeno una bufala c'e': o la storia di Sakineh o le parole di Ahmadinejad. Ma forse ce ne sono due: di Sakineh, s'e' scritto anche quello che non si sapeva; e il presidente, adesso, cambia il gioco in tavola, tanto nessuno mai avra' accesso alle segrete carte iraniane.

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