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mercoledì 27 aprile 2011

Immigrazione: Mr B / Sarko, pace sulle rovine di Schengen

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 27/04/2011

Italia e Francia cercano di porre uno stop ai contrasti che da mesi le scuotono, nel segno della crisi del ‘berluskozismo’ un anno fa imperante. Ma per una polemica che si smorza -l'immigrazione, oppure la Libia-, altre s'accendono o si riaccendono -il nucleare, Parmalat-. Il Vertice a Roma vorrebbe essere all'insegna del 'volemose bene': il clima e' "positivo", ma non caloroso. Il presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi e il presidente francese Nicolas Sarkozy, scortati entrambi da un codazzo di ministri, ostentano fiducia e intesa. Però, nella conferenza stampa, il linguaggio del corpo del Cavaliere tradisce un certo disagio. E ci scappa pure un lapsus, quando Mr B evoca John Kerry, invece di John McCain, come inviato di Obama a Bengasi. Sarkò, invece, è cortese e preciso, quando sciorina i meriti di Mario Draghi, governatore di BankItalia e candidato ora pure francese alla presidenza della Bce.

Dopo settimane di contrasti fra Roma e Parigi, specie su come trattare gli immigrati della Tunisia, il Vertice si svolge il giorno dopo la decisione dell'Italia di partecipare più attivamente alle missioni d'attacco della Nato sulla Libia -all’inizio del conflitto, la Francia non voleva lasciarne la guida all’Alleanza-. L'avallo del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che parla di "naturale sviluppo" della missione in corso con l'autorizzazione dell'Onu, e la soddisfazione espressa con malizia da Sarkozy, che ricorda l'intensità dei rapporti in passato tra Italia e Libia, non mettono Berlusconi al riparo dagli strali della Lega.

Il premier insiste più volte che i Tornado italiani non compiranno bombardamenti, ma azioni mirate esclusivamente e solo contro obiettivi militari -il distinguo e' sottile perchè sempre di sparare missili si tratta-. E il ministro della difesa Ignazio La Russa sostiene che nulla e' cambiato perche' -spiega- i nostri aerei sono sempre stati pronti a tirare contro i radar libici, anche se -precisa- non l'hanno mai fatto perchè i radar, quando loro erano in missione, sono rimasti spenti. E se l’Italia non prenderà parte “a raid su città” -dice La Russa-, Sarkozy ribadisce che la Francia non invierà in Libia truppe di terra. I due leader hanno pure una parola per la Siria, dove il regime continua a usare la violenza contro i manifestanti: “Damasco fermi la repressione”. E Italia e Francia sono d’accordo sul fatto che le armi non bastino a consolidare la libertà in Libia e ovunque nel Sud del Mediterraneo c’è fermento: ci vuole più cooperazione.

Un modo, la cooperazione, per attenuare il flusso di migranti dalla Tunisia e di rifugiati dalle zone di guerra e di oppressione. Roma e Parigi, che da giorni giocano a ping-pong con i tunisini alla frontiera di Ventimiglia, si scoprono in sintonia: gli accordi di Schengen sulla libertà di circolazione nell’Ue vanno riformati. Berlusconi e Sarkozy scrivono una lettera a doppia firma al presidente della Commissione europea José Manuel Durao Barroso, proponendo alcune modifiche: i ministri dell’interno dei 27 ne parleranno a Bruxelles il 12 maggio.

L'idea che riconcilia Roma e Parigi e' rafforzare i controlli alle frontiere interne dell'Ue. "Vogliamo disporre di strumenti per garantire i confini dello spazio Schengen", dice Sarkozy. E Berlusconi aggiunge: "In circostanze eccezionali, crediamo entrambi che gli accordi debbano potere essere modificati e vogliamo lavorarci insieme". Nella lettera a Barroso, inviata pure al Consiglio dei Ministri dell'Ue, si chiede di prevedere le circostanze in cui le frontiere interne europee potranno essere tremporaneamente chiuse e si sollecita un rafforzamento di Frontex, l'Agenzia europea di sorveglianza delle frontiere esterne. Ruolo di Frontex a parte, non e' chiaro come l'iniziativa congiunta odierna possa incidere sulla pressione degli sbarchi dalla Tunisia. Ma tanto basta a tacitare le polemiche e a innescare, tra i due leader, una gara a chi elogia di più l'altrui Paese.

In realtà, il Vertice si apre sotto un doppio cattivo presagio. La Lactalis riapre la ferita del tentativo d’acquisizione della Parmalat, lanciando un’Opa sull’azienda italiana “per farne -spiega- un gruppo di riferimento mondiale con sede e testa in Italia” (Berlusconi abbozza, “non credo sia un gesto ostile”; Sarkozy va a nozze, “siamo tutti per il libero mercato”). E l’anniversario di Cernobyl riacuisce le differenze sul nucleare, che la Francia cavalca e l’Italia frena (ma il premier rivela che è solo una manovra per lasciare stemperare le paure della gente -e gli scoppia il putiferio in casa-).

E’ chiara la volontà di sotterrare l’ascia di guerra, almeno per il tempo del Vertice. E Sarkozy offre, senza essere sollecitato, il suo regalo a Berlusconi: la Francia, dice, appoggia Draghi alla Bce, “Siamo molto felici di sostenere il candidato italiano, una persona di grande qualità”. E questa pare fatta, se la cancelliera tedesca Angela Merkel non s’impunta.

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