Scritto per Il Fatto Quotidiano del 05/04/2011
Con la visita a Roma di Ali al-Isawi, ministro degli Esteri del Cnt (Consiglio nazionale libico di transizione, il governo dei ribelli), l’Italia prova a inserirsi nei giochi diplomatici sulla nuova Libia. Al suo ospite, il ministro degli Esteri Franco Frattini dice che l’Italia considera il Cnt il suo unico interlocutore libico –l’Ue lo considera solo “un interlocutore”-, s’impegna a mandare aerei per lo sgombero dei feriti e non esclude la fornitura di armi agli insorti. Frattini è anche rassicurante sulla natura laica, e non integralista, dei ribelli e annuncia l’apertura di un ufficio di rappresentanza a Bengasi
In interviste a media italiani, il capo del Cnt Mustafa Abdul Jabil ringrazia l’Italia per il sostegno e s’impegna a contrastare estremismi e terrorismo. Ma l’intreccio dei contatti e delle trattative resta, al momento, indecifrabile. Anche il regime di Muammar Gheddafi invia emissari in giro, in Grecia, a Malta, in Turchia, a Londra, per negoziare una tregua e, forse, una via d’uscita per il colonnello e la sua famiglia –Frattini ne giudica le proposte “non credibili”-. Il Guardian ipotizza una mediazione dell’ex segretario generale Onu Kofi Annan.
Gli insorti respingono l’ipotesi di una transizione guidata da Said, un figlio di Gheddafi. La Nato, intanto, prosegue i raid -54 tra domenica e lunedì- e gli Usa prolungano di un giorno, causa maltempo, le loro missioni.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento