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sabato 2 aprile 2011

Libia: è forse l'ora del negoziato, regime e ribelli cercano tregua

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 02/04/2011

In Libia è forse l’ora delle trattative, nel conflitto tra il regime di Gheddafi e gli insorti. Le truppe di Tripoli sono all’attacco nei pressi di Brega, mentre a Londra un emissario di Saif al-Islam, uno dei figli del dittatore, apre la via del negoziato. E i ribelli, in difficoltà da giorni sul terreno, si dichiarano pronti a un ‘cessate-il-fuoco’ a condizione che il Colonnello se ne vada e che le sue truppe s’allontanino dalle città contese.

L’efficacia delle operazioni militari, affidate da giovedì alla Nato, sembra essersi appannata, nonostante i 74 attacchi compiuti: il capo di Stato Maggiore americano, l’ammiraglio Mike Mullen, dà la colpa alle condizioni metereologiche sfavorevoli, che impediscono agli aerei dell’Alleanza di “vedere gli obiettivi con precisioni”. I lealisti ne hanno approfittato per rovesciare la situazione sul terreno e riprendere il sopravvento, anche perché le linee dei ribelli s’erano allungate in modo eccessivo.

Sono 205 gli aerei e 21 le navi impiegati nella missione Nato "Unified Protector": loro obiettivi, fare rispettare l’embargo sulle armi e la no-fly zone e proteggere i civili. Eppure, sale l’allarme per le vittime civili dell’azione alleata: il vescovo di Tripoli ne conta almeno 8 a Sirte (e fanno una cinquantina in tutto): “Le bombe –racconta monsignor Giovanni Innocenzo Martinelli ad AsiaNews- stanno distruggendo la vita civile, invece di proteggerla; e i traumi della guerra procurano decine di aborti”.

Dei mezzi Nato, 16 aerei e quattro navi sono italiani. I contributi maggiori vengono dagli Stati Uniti (90 aerei, una nave), dalla Francia (33 aerei, una nave) e dalla Gran Bretagna (17 aerei, due navi), oltre che dalla Turchia (sette aerei e sei navi).

Accanto agli strumenti bellici, l’Unione europea mette in campo una missione umanitaria Eufor, che avrà il quartier generale a Roma e sarà guidata dal contrammiraglio Claudio Gaudiosi, attuale numero due del Coi, il Comando interforze. La missione vuole fra l’altro contribuire "alla sicurezza dei movimenti ed all’evacuazione delle persone sfollate". Eufor durerà almeno quattro mesi e dispone di un finanziamento di 7,9 milioni di euro.

A Bengasi, Moustapha Abdeljalil, capo del Consiglio nazionale di transizione, il governo dei ribelli, tratteggia le condizioni del ‘cessate-il-fuoco‘ dopo avere incontrato l’inviato speciale dell’Onu, Abdel Ilah Khatib, lun giordano. Le organizzazioni multilaterali e le grandi potenze occidentali cercano una “tregua duratura” e una soluzione politica, più che militare, al conflitto libico, quando s’avvicina il 50.o giorno dell’insurrezione. L’ex premier di Tripoli Abdul Ati al-Obeidi, tuttora vicino a Gheddafi, dice: “Stiamo cercando di parlare con britannici, francesi, americani”.

A Londra, secondo il Guardian e la Bbc, l’emissario del figlio di Gheddafi, Mohammed Ismail, cercava una via d’uscita per il leader libico, che, ufficialmente, ripete di volere restare al suo posto “fino alla fine” e minimizza l’impatto della defezione dell’ex ministro degli esteri Mussa Kussa. Se il Foreign Office non conferma le notizie di stampa, fonti diplomatiche britanniche citate dall’Afp indicano che il plenipotenziario è ripartito da Londra con “un messaggio forte” per il regime libico: Gheddafi deve andarsene, il resto si può vedere.

Di soluzione politica e di “processo politico” parla, ovviamente, pure il ministro degli esteri tedesco Guido Westerwelle: per la Germania, che non partecipa all’azione della Nato, ma che mantiene inalterati i buoni rapporti con gli Stati Uniti, la soluzione non può essere militare. Lunedì, a Roma, il ministro degli esteri Franco Frattini riceverà una delegazione degli insorti che chiederà all’Italia di fare pressioni su Gheddafi perché lasci la Libia.: il ministro spera nella formula dell’esilio, ma è discreto sulle mosse dell’Italia, che, a maggio, ospiterà la terza riunione del Gruppo di Contatto (la seconda sarà in Qatar).

Giampiero Gramaglia

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