Scritto per Il Fatto Quotidiano del 10/04/2011
Ecco un’altra guerra che vincere è difficile. La Nato se n’è già accorta, dopo tre settimane di raid e missili. A der Spiegel, il segretario generale dell’Alleanza atlantica Anders Fogh Rasmussen dice che "non esiste una soluzione militare" al conflitto in Libia: ci vuole “una soluzione politica” e “tocca al popolo libico muoversi in tal senso", anche se l’Onu deve dargli una mano. Punto fermo, garantire “ad ogni costo l’integrità territoriale” libica.
La Nato, dal canto suo, attua la risoluzione dell’Onu sull’uso della forza: “ci atterremo strettamente ad essa”. Il che significa né truppe di terra né armi ai ribelli. Ma a Bruxelles si mormora di colloqui per il dispiegamento di una forza di interposizione tra lealisti e ribelli, che ‘protegga’ la transizione (con buona pace dell’intangibilità della Libia).
E mentre l’Alleanza prosegue i suoi raid di limitata –finora- efficacia (sette le missioni italiane tra venerdì e sabato), l’Ue scrive all’Onu di essere pronta a una missione militare di protezione dell’azione umanitaria e il Consiglio nazionale transitorio (Cnt) libico chiede agli Usa di sbloccare, a suo favore, i beni di Muammar Gheddafi congelati sul territorio americano.
Il colonnello dittatore torna a farsi vedere in pubblico visitando a Tripoli una scuola i cui studenti scandiscono ‘Solo Allah, Muammar e la Libia’. Ma il Cnt avverte l’Unione africana (Ua) che boccerà qualsiasi ‘cessate-il-fuoco’ che non preveda l’uscita di scena di Gheddafi o dei suoi figli. Una delegazione Ua è attesa a Tripoli e a Bengasi: guidata dal presidente sudafricano Jacob Zuma, comprende i leader di Congo, Mali, Mauritania e Uganda.
Lunedì, i ministri degli esteri dei 27 si vedranno a Lussemburgo, presente una delegazione del Cnt; mercoledì, a Doha, ci sarà il Gruppo di Contatto dei Paesi militarmente impegnati sulla Libia; e giovedì, al Cairo, ci sarà un consulto tra Lega araba, Ua, Conferenza islamica, Onu, Usa e Ue, giusto prima del Consiglio atlantico a Berlino.
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