Scritto per Il fatto Quotidiano del 23/04/2011
Dalla Libia alla Siria, il ‘domino dei satrapi’ nel Nord Africa vive l’ennesima giornata tra violenze e speranze. E l’Europa subisce i contraccolpi di quanto avviene sulla Riva Sud del Mediterraneo: la Francia valuta, tra ammissioni e smentite, l’ipotesi di una sospensione degli accordi di Schengen sulla libertà di circolazione nell’UE, sotto la pressione del flusso di immigrati dalla Tunisia e di rifugiati dalla Libia. Il punto sarà sollevato dal presidente Sarkozy e dai suoi ministri nel vertice bilaterale italo-francese a Roma martedì prossimo: la possibilità, prevista dai patti, di ‘congelare’ temporaneamente Schengen viene evocata da fonti dell’Eliseo, senza celare l’irritazione verso l’Italia per la gestione ‘a scarica barile’ degli immigrati tunisini. Lo scontro tra Parigi e Roma agita ancor di più l’Unione, adesso che c’è il timore che il regime di Gheddafi usi i rifugiati come arma di ritorsione contro l’Europa, lasciandoli salpare in massa dopo avere loro impedito di partire per oltre due anni, in esecuzione del Trattato d’Amicizia italo-libico.
Dalla Libia, dove lo stallo militare persiste, il senatore americano John McCain, in visita a Bengasi, lancia un appello alla comunità internazionale perché riconosca il Consiglio nazionale di transizione (Cnt) libico, il giorno dopo l’annuncio da Washington dell’invio di droni, cioè di aerei senza pilota, da utilizzare nei cieli della Libia, specie per rompere l’assedio di Misurata.
E mentre il presidente Sarkozy accetta anch'egli l’invito a recarsi a Bengasi e pensa di ‘scongelare’ i beni libici bloccati per permetterne l'utilizzo agli insorti (“ne parleremo con i nostri partner europei”, perché le sanzioni sono state decise a livello Ue), da Tripoli Gheddafi minaccia l’Italia e gli altri paesi che inviano istruttori militari ai ribelli e denuncia il piano dell'Ue di intervento umanitario a Misurata con assistenza logistica militare.
Il regime libico giudica tali misure “l’avvio di un intervento militare terrestre in violazione della risoluzione dell’Onu”: ci saranno “conseguenze”, avverte. E anche Mosca è critica nei confronti “dell’avvio delle operazioni di terra”. L’Ue, pero', prosegue la pianificazione dell’intervento umanitario a Misurata, nonostante anche l'Onu mantenga riserve sul supporto logistico militare. Ne' l'imminente impiego dei droni -due dovrebbero essere stabilmente impegnati nell'area- puo' rassicurare le popolazioni civili: gli aerei senza pilota Usa sono strumenti asettici capaci di efficaci attacchi ai terroristi in Afghanistan e Pakistan, ma anche di tiri per errore sui civili: servono ad aumentare il volume di fuoco, senza mandare rinforzi sul terreno e dare un segno d'invasione, ma non sono una garanzia contro 'danni collaterali'.
In Siria, in uno degli ormai tanti venerdì di preghiera e di protesta, le forze dell’ordine sparano e uccidono una quarantina di persone e ne feriscono decine, nel tentativo di disperdere manifestazioni anti-potere imponenti, in quella che è una delle giornate più sanguinose –riferiscono testimoni e manifestanti- dall’inizio della contestazione contro il regime del presidente Bachar al-Assad. Gli incidenti hanno come teatro Damasco e varie altre localita', fra cui Deraa, la culla del movimento anti-Assad. E' il segno che i ritocchi apportati dal presidente al suo regime non soddisfano il desiderio di cambiamento dei protagonisti della protesta.
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