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giovedì 28 aprile 2011

Libia: bombe e balle, stare col Colle e lasciarli nelle beghe

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 28/04/2011

Una linea, se ce l’hai la tieni. In politica estera, e magari non solo. E non la cambi correndo dietro alle incertezze degli interlocutori, banderuole al vento del Nord, e alla convenienza del momento, che è pure difficile da cogliere. La priorità è centrare l’obiettivo che ci si è dati: nel caso della Libia, stare con il popolo contro il tiranno e stare con la comunità internazionale, che avalla all’Onu il ricorso alla forza per ridurre le sofferenze dei civili. E, allora, la linea è quella espressa dal presidente Napolitano, che non si pone il problema di mettere il dito tra Berlusconi e Bossi, ma si preoccupa, piuttosto, che l’Italia sia protagonista dell’azione internazionale, senza atteggiamenti da ‘furbetti dei quartierino’. Certo, la linea dell’Onu sulla Libia suscita dubbi, è discutibile: con il popolo per proteggerlo, anche con le armi, dal dittatore, ma senza agire per rovesciare il dittatore. e con il popolo libico, ma non con il popolo siriano, per un calcolo da ‘real politik’. C’è il richiamo della linea pacifista, mai la violenza. E c’è quello dell’interventismo umanitario, guerra continua per affermare i diritti umani. Tutte scelte che hanno loro ragioni e sono difendibili. Tutte, meno quella di correre dietro le beghe del governo e della Lega, che alla fine perdi comunque, battuto al voto e messo alla berlina sulla coerenza: dai dei ‘quacquaracqua’ agli altri, che manco chiamano i bombardamenti con il loro nome, ma lo sei pure tu.

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