Scritto per Il Fatto Quotidiano del 30/04/2011
Quasi cento civili morti: in Siria, l'ennesimo 'venerdì della collera' contro il regime di Hafez al-Assad si trasforma nell'ennesima strage. E le vittime della repressione superano le 600 in sei settimane. Decine di migliaia di manifestanti hanno di nuovo sfidato il divieto di manifestare senza autorizzazione imposto dal governo. A Deraa, la culla della protesta, città martire della repressione, le forze di sicurezza siriane hanno aperto il fuoco sulla folla che marciava verso il centro. Vi sono stati almeno 83 morti, decine di feriti. A Homs si contano nove civili e tre agenti uccisi.
Cifre ancora parziali, tutte da verificare, di questa primavera siriana. Proteste si sono svolte pure a Damasco, a Banias e a Latakia: testimoni riferiscono di schieramenti di soldati, tiri di lacrimogeni, spari d'arma da fuoco. Secondo fonti ufficiali, a Deraa, all'alba, quattro soldati sarebbero stati uccisi e altri due sequestrati da "terroristi armati". La notizia, contraddetta da fonti della rivolta, indicherebbe una radicalizzazione dello scontro. E, secondo la radio militare israeliana, il generale Assef Shawkat, 'numero due' delle Forze armate siriane, è uscito illeso in un attentato compiuto giovedi’ a Damasco. Citando imprecisate 'fonti arabe', l'emittente israeliana afferma che l'agguato sarebbe avvenuto nella "vecchia sede" del comando delle forze armate siriane. Nell’episodio, sarebbero rimasti feriti l'attentatore e alcune guardie del corpo del generale Shawkat.
Nonostante le molte sollecitazioni, il regime di al-Assad non allenta la pressione sui manifestanti. Ma l'Onu e l'Ue ora reagiscono, mentre il presidente Usa Barak Obama firma le sanzioni contro Damasco, che colpiscono, fra gli altri, il fratello di al-Assad. La violenza della repressione, dopo gli appelli alla moderazione venuti dalla comunita' internazionale, sta finalmente innescando risposte diplomatiche più ferme e meno condiscendenti verso Damasco. Gli Stati dell’Ue sono vicini ad adottare sanzioni, secondo quanto riferito dal segretario generale della diplomazia europea Pierre Vimont. Quella emersa ieri, in una riunione degli ambasciatori dei 27, è pero' solo una «decisione di principio» perchè, per definire misure relative ai visti e al congelamento dei beni, "é necessario redigere una lista delle personalità che saranno soggette alle restrizioni", un lavoro che deve ancora essere fatto.
Anche il Consiglio diritti umani dell'Onu si riunisce in sessione straordinaria a Ginevra per esaminare la situazione in Siria. Convocato su richiesta degli Stati Uniti con l'appoggio di 15 dei 47 Paesi, il Consiglio approva -non all'unanimita'- una risoluzione che condanna il ricorso "alla forza letale da parte delle autorità siriane contro i manifestanti pacifici". L'Onu inviera' d'urgenza una missione d'inchiesta in Siria, per indagare sulle accuse di violazioni di diritti umani. Aprendo i lavori, Kyung-wha Kang, vice alto commissario dell'Onu per i diritti umani, ha denunciato l'uso diffuso di armi contro i manifestanti, l'arresto, la detenzione e la scomparsa di difensori dei diritti umani e giornalisti, la tortura ed i maltrattamenti di detenuti.
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