Che
dicembri grigi, per gli Stati Uniti e l’Unione europea: l’attenzione è tutta
puntata sui negoziati sul rigore –nelle spese-, la stretta –del fisco- e i
bilanci. Ma c’è la speranza di riuscire ad accendere, a fine anno, le luminarie
delle Feste, con accordi che, magari, incoraggino un’accelerazione della
ripresa. A Washington, il presidente democratico Barack Obama dice
all’opposizione repubblicana che l’accordo su debito e deficit, fisco e
bilancio si può fare nel giro di una settimana; ed il leader dei repubblicani
alla Camera John Boehner si dice pronto a incontrarlo, mentre i dati
dell’economia testimoniano che la crescita resta lenta e che “non siamo dove
dovremmo essere”, ammette Obama, ora che le elezioni presidenziali sono
passate.
A
Bruxelles, invece, nonostante il poco di fatto al Consiglio Ecofin di martedì
4, circolano già bozze di conclusioni del Consiglio europeo della prossima
settimana: il 13 e 14, i leader dell’Ue cercheranno di mettersi d’accordo su un
rafforzamento della governance economica e sull’avvio dell’Unione bancaria,
complemento dell’Unione monetaria e tassello di quell’Unione economica che non
è ancora realizzata e che andrà poi integrata da un’Unione politica.
Nelle
bozze, diffuse dall’ANSA, si legge, fra l’altro, che nel 2013 la Commissione
europea presenterà una proposta per coordinare 'ex ante' le riforme strutturali
dei Paesi Ue; e che tutti i Paesi dell'Eurozona faranno 'contratti' con
Bruxelles sulle misure da prendere e i mezzi per applicarle. Inoltre, il testo
esprime l’esigenza di "quadro legislativo operativo sulla supervisione
bancaria unica entro marzo 2013, in modo che, quando entrerà in vigore, il
fondo salva Stati Esm possa ricapitalizzare direttamente le banche". Infine,
si afferma che " l’Ue deve approvare sempre entro marzo 2013 il fondo per
la risoluzione bancaria e lo schema di garanzia dei depositi, per potere rompere
il circolo vizioso tra banche e debiti sovrani".
E
mentre i governi fanno passi avanti verso un possibile accordo, il Parlamento
europeo apre spiragli di intesa sui bilanci suppletivo 2012 e previsionale
2013, non ancora definiti. Si conferma, invece, che la trattativa, arenatasi a
novembre, sulle previsioni finanziarie a medio termine 2014-2020 sarà
finalizzata l’anno prossimo.
Di
qui al Vertice del 13 e 14 dicembre, vi sono altri passaggi cruciali. Domani,
ad esempio, il board della Bce dovrebbe dare il polso dell’economia europea,
pubblicando nuove stime per il 2013 e sollecitando i governi a non allentare
l’azione di risanamento –è quella parte della ‘linea Draghi’ che piace alla
cancelliera tedesca Angela Merkel-. Lunedì e martedì della prossima settimana,
poi, i ministri delle finanze dei 17 Paesi dell’Eurozona, e poi dei 27 dell’Unione,
si vedranno di nuovo, per spianare la via di un’intesa fra i leader.
All’Ecofin
del 4, le posizioni non erano ancora abbastanza vicine perché l’accordo potesse
maturare, nonostante qualche progresso. Il prezzo da pagare potrebbe essere uno
slittamento dell’entrata in vigore del meccanismo di vigilanza unica sugli
istituti di credito europei , affidato alla Bce e ipotizzato in funzione
dall’inizio del 2013.
Con
l’aiuto di Giuseppe Latour di EurActiv, ricostruiamo il percorso finora
compiuto dal progetto di Unione bancaria: dopo una brusca accelerazione iniziale,
la definizione dei dettagli s’è scontrata con una serie di ostacoli, che
avevano portato il commissario europeo per il Mercato interno Michel Barnier ad ammettere che difficilmente sarebbe
stato possibile avviare il meccanismo all’inizio del 2013, come originariamente
previsto.
Adesso, qualche
tessera del puzzle comincia ad andare a posto e l’intesa pare più vicina. Il ministro
dell'Economia italiano Vittorio Grilli conferma che "le posizioni si
stanno avvicinando".
Com’è
noto, la prima difficoltà è la richiesta tedesca di maggiore flessibilità per
le banche regionali che, secondo Berlino, dovrebbero fare oggetto di una
deroga: a vigilare su di loro non dovrebbe essere la Bce, ma l’autorità di
regolazione nazionale; e Francoforte andrebbe coinvolta solo in caso di
problemi o questioni particolarmente complesse.
Questa
ipotesi, però, è osteggiata da diversi paesi, tra cui Francia e Italia,
cui non piace il doppio binario. Un compromesso si potrebbe trovare limitando le
eccezioni alle banche davvero piccole, che non operano fuori dai confini
nazionali. Sulla questione, comunque, i testi di compromesso stilati sono
almeno una decina.
Altro
punto controverso è il ruolo da dare ai paesi fuori dall’Eurozona, le cui posizioni
variano molto. La Polonia,
ad esempio, vorrebbe entrare nell’Unione bancaria anche prima di entrare
nell’Eurozona. La Gran Bretagna,
all’opposto, non ha nessuna intenzione di mettere a disposizione della Bce i
libri contabili delle sue banche. Bisogna trovare modo di recepire le istanze
dei paesi 'non euro, specie quelli che hanno intenzione di iscriversi al nuovo
club.
E ancora,
c’è la questione del doppio regime di regole tecniche: che ne sarà degli
attuali standard imposti alle banche?, quando l’Eurotower prenderà una decisione per i paesi dell’Unione
bancaria questa varrà anche per gli altri? I paesi ‘non euro’, Londra in testa,
si stanno battendo per un regime di “doppia votazione” sugli standard tecnici.
Le regole per le due aree, in sostanza, dovrebbero viaggiare in parallelo e
potrebbero teoricamente risultare, a un certo punto, differenti.
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