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martedì 11 dicembre 2012

Nobel Pace: Ue; orgogliosi per il premio, preoccupati per l'Italia

Scritto per l'Indro il 10/12/2012

Orgoglioso di essere europeo: così si sente Herman Van Rompuy, nel ritirare a Oslo il Nobel per la Pace all’Ue. E orgogliosi di essere europei, così dovrebbero sentirsi, in questo giorno, tutti i cittadini Ue, non solo i presidenti delle tre istituzioni, il Consiglio (van Rompuy), la Commissione (José Manuel Durao Barroso) e il Parlamento (Martin Shultz) che ricevono diploma e medaglia. Ma il premio è anche momento di contestazione, oltre che di celebrazione; e di esami di coscienza, oltre che di gioia, nella capitale dello Stato europeo, la Norvegia, più euro-renitente –due referendum sull’adesione e due no netti-.

E le preoccupazioni per l’Italia turbano la festa dell’Ue a Oslo. La chiusura repentina dell’esperienza di governo di Mario Monti preoccupa l’Unione. Il Professore e i Tecnici godono più della fiducia dei loro partner europei che del sostegno delle forze politiche italiane. Lo dimostrano gli apprezzamenti che il premier riceve: è qui con molti altri leader, sta in platea accanto al presidente della Banca centrale europea Mario Draghi. A Bruxelles il commissario agli affari economici Olle Rehn tasta discretamente il polco ai ministri dell’Eurogruppo: i mercati vanno giù, lo spread sale (fino a 380, salvo poi scendere un po’), l’Unione è di nuovo al capezzale dell’Italia.

La cerimonia della consegna dei Nobel si svolge secondo protocollo, nel Municipio di Oslo: contestazioni e polemiche non si sono esaurite all’annuncio del premio, ma sono oggi meno virulente. Perez Esquivel e altri Nobel per la Pace del passato sostengono che l’Europa non merita il riconoscimento perché “fa la guerra”. Van Rompuy riconosce l’errore dei Balcani; e Barroso cita la vergogna, che non è solo europea, della Siria, ma celebra, pure, l’Unione come uno spazio di giustizia, libertà, pace: la più lunga pace mai conosciuta da Vecchio Continente.

Resta, come elemento di coesione delle contestazioni, il fatto che il premio, più che a questa Unione intrisa di egoismi e di inefficenze, sarebbe spettato ai padri fondatori, mossi da ideali di coesione e di fratellanza. Ma loro non ci sono più. E se i loro attuali eredi possono apparire inadeguati c’è Elena, con i suo compagni Ana, Ilona e Larkin a sostenere la speranza di un futuro migliore.

Sei mani ritirano il premio, quelle dei tre presidenti delle Istituzioni comunitarie, che neppure in questo caso sono riuscite a dimostrare di essere ‘une’, oltre che ‘trine’. Ma alla cerimonia ci sono pure quattro giovani europei, lì in rappresentanza, proprio come i presidenti, di tutti i cittadini europei, dopo avere vinto un concorso del Consiglio dei Ministri dell’Ue.Grazie a un tweet e a un acronimo venutole “di getto” (“PACE = Ponte Avente Comuni Estremità”), Elena Nicoletta Garbujo, 16 anni, da Novate Milanese, è a Oslo, con Ana spagnola, Ilona polacca e Larkin maltese.

Più che il premio, del resto, a fare dicutere è l’Italia che verrà. Monti, che incontra, fra gli altri, il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente francese François Hollande, ha intorno un coro di prefiche. Barroso dice che l’Ue ha bisogno di un’Italia forte e stabile e che il Professore ha dato un contributo eccezionale al dialogo europeo; Van Rompuy che ha restituito fiducia all’Italia ed è stato decisivo per la stabilità dell’Eurozona (ma riconosce che gli italiani devono fare le loro scelte). E tutti, a tardiva riparazione di gaffes recenti, ricordano che l’Unione ha le sue fondamenta sul Campidoglio, do ve, il 25 marzo 1957, vennero firmati i trattati costitutivi delle Comunità europee.

C’e’ chi magari esagera, nell’esprimere il proprio disagio di fronte a una nuova candidatura a premier di Silvio Berlusconi, come Schultz, che un giorno venne apostrofato come ‘kapò’ nell’aula del Parlamento europeo –e il presidente dell’Assemblea si attira qualche bacchettata-. Ma Monti, forse, la fa un po’ troppo facile, quando, in conferenza stampa, dice che le reazioni dei mercati non vanno mitizzate e che l’Italia resterà protagonista nel’Ue e invita a fare attenzione ai “risorgenti nazionalismi”. Ogni frase sembra un undestatement, quasi un modo per dire il contrario.

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