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giovedì 20 dicembre 2012

Italia-Germania: gli orrori del nazismo, il solco dello spread

Scritto per Il Fatto del 20/12/2012

Guido Westerwelle, ministro degli esteri tedesco, dice che “gli stereotipi minano l’amicizia”: un’affermazione sempre vera, anche se lui pensa a Italia e Germania. Però, a sapere la verità, l’amicizia non sempre ci guadagna di primo acchito: il rapporto della commissione degli storici italiani e tedeschi sui fatti avvenuti nel nostro paese tra l’8 settembre 1943 e l’8 maggio 1945, quando il Terzo Reich cadde, è così crudo che ti viene da pensare che sarebbe stato meglio non scoperchiare il verminaio.

In quel periodo –il computo è di uno storico tedesco, Gerhard Schreiber-, gli occupanti tedeschi si resero responsabili dell’assassinio di 165 italiani al giorno in media, tra prigionieri di guerra, civili, internati militari e deportati. Quindi, senza contare le vittime di atti di guerra ‘legittimi’: partigiani e soldati uccisi in scontri con la Wehrmacht, l’esercito tedesco. Ma –la nota è di Schreiber-, nessuno è mai stato definitivamente condannato in Germania per crimini di guerra in Italia.

Eppure, i sentimenti popolari tra Italia e Germania, oggi offuscati di diffidenze e rivalse, sono più condizionati dal presente europeo ed economico che da quell’atroce passato; e ne risentono più le opinioni pubbliche che i governi. Anzi due più ‘guancia a guancia’ di Angela Merkel e Mario Monti non si vedono, nei giri di valzer dei Vertici europei. Westerwelle dice che "la grande maggioranza degli italiani sa che la Germania non è responsabile dei loro problemi e dell’elevato debito pubblico"; ma paventa una campagna elettorale anti-europea –leggi, anti-tedesca- e populista, con lo slogan ‘dagli allo spread’. E Berlino definisce “una fantasia negativa” l’ipotesi dell’Italia fuori dall’euro.

La pubblicazione a Roma del rapporto è un momento di riconciliazione, anzi va ben oltre:  Italia e Germania vogliono costruire insieme una "cultura comune della memoria" promuovere iniziative per commemorare le vittime delle stragi naziste della Seconda Guerra Mondiale e "mostrare come da quelle tragedie i nostri Paesi siano riusciti ad uscire". Lo dice il ministro degli Esteri Giulio Terzi che, col collega Westerwelle, presenta alla Farnesina le conclusioni  della Commissione costituita al vertice italo-tedesco di Trieste del 2008 –il Vertice del Cucù, per chi non lo ricordi, con Mr B appostato dietro una colonna a fare cucù alla cancelliera-.

Obiettivo, approfondire il passato di guerra italo-tedesco, specie la sorte degli internati militari italiani. Da allora, alcune sentenze tedesche mal percepite in Italia hanno quasi acuito il bisogno d’una parola serena, ma esatta, su quanto avvenne in quei 20 mesi di guerra anche civile in Italia.

Il rapporto fa una serie di raccomandazioni: la realizzazione di un luogo della memoria nel campo di lavoro coatto a Berlino, la creazione di una fondazione sulla storia italo-tedesca, il finanziamento di borse di studio e di fondazioni presso i comuni delle vittime. Westerwelle riconosce che “contro gli italiani” tedeschi hanno “perpetrato crimini ingiustificabili", una "responsabilità" che non è stata negata dalla sentenza di febbraio della Corte dell'Aja, che pure accolse il ricorso della Germania contro l'Italia per il blocco delle indennità alle vittime dei crimini nazisti.

Ma la risposta al passato non è un monumento, o una Fondazione, o anche un indennizzo. E’ l’Europa dell’integrazione, che, mettendo la cooperazione al posto della contrapposizione, significa pace. Senza rinunciare ai diritti, perché –dice Terzi- se l’Italia “prende atto” della sentenza dell’Aja, continua “a richiedere l'esecuzione in Germania delle sentenze dei tribunali italiani che hanno individuato i responsabili di crimini contro l'umanità".

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