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sabato 22 dicembre 2012

Italia/Ue: Hollande il pesce in barile, sta con Monti e con Bersani

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 22/12/2012

Il presidente se ne tiene fuori, il partito ci dà dentro: François Hollande fa un po’ il pesce in barile; il Ps fa una scelta di campo precisa e s’impegna. Le elezioni politiche italiane diventano occasione di confronto anche per le forze politiche europee, nel 2013 del ‘doppio scontro’ popolari–socialisti, in Italia a febbraio, in Germania a settembre.

Così, se i popolari del Ppe indicano senza mezzi termini in Mario Monti il loro campione, se non altro per esorcizzare la sconfitta sicura del candidato Berlusconi, i socialisti puntano i loro gettoni su Pierluigi Bersani, Senza reticenze, i socialdemocratici tedeschi: sperano che un successo ora della sinistra in Italia faccia da traino per un’affermazione alla fine dell’estate del loro candidato Peer Steinbrueck.

Con qualche maggiore cautela istituzionale, i socialisti francesi, che, da maggio, sono al potere. Così, Hollande s’adegua con real politik al suo ruolo, mentre il partito si spende a favore di Bersani. Lo dimostra il pranzo, oggi, a Villa Farnese, una sede istituzionale, l’ambasciata di Francia a Roma, del leader del Pd con il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius, un ex premier di Mitterrand e uno dei maggiorenti del Ps.

E neppure Fabius si comporta da kamikaze della diplomazia. Il pranzo con Bersani, che pure pesa, è una parentesi in una visita a Roma istituzionale: partecipazione alla riunione degli ambasciatori d’Italia nel Mondo, incontro con il collega italiano Giulio Terzi, salamelecchi nelle dichiarazioni alla stampa (i due Paesi “si sono ritrovati dopo un periodo ‘movimentato’”; i rapporti sono “eccellenti”). E, a chi lo interroga il ministro degli Esteri, e non l’uomo di partito, sulla colazione con Bersani, Fabius risponde con l’invito “a non trarre conclusioni”: e poi, all’unisono con Terzi, assicura che Italia e Francia saranno amici “chiunque vinca le elezioni” –purché non sia Mr B, verrebbe da aggiungere-.

La cautela di Hollande a esporsi in prima persona nella politica italiana era emersa una settimana fa al Vertice europeo di Bruxelles, quello della pantomima del Ppe con Berlusconi e Monti entrambi presenti alla riunione dei leader dei popolari, che avevano giubilato il Cavaliere e ‘ovazionato’ il Professore. E l’atteggiamento di Hollande –spiegano fonti francesi- non è solo funzione del fatto che il presidente francese ha la tendenza a fare il ‘pesce in barile’ e ha una storia da Don Abbondio, di quelli, cioè, che ‘uno il coraggio non se lo può dare’.

Del resto, la stessa cancelliera Angela Merkel aveva adottato nell’occasione un doppio standard: nella riunione del Ppe. si era pronunciata con chiarezza a favore di Monti, riservando a Berlusconi un sorriso che sapeva di sorrisino; nella conferenza stampa a fine Vertice, dove si esprimeva come capo del governo tedesco, aveva detto di non volersi immischiare nelle faccende politiche italiane.

Inoltre, proprio l’imprudenza compiuta della cancelliera Merkel nelle elezioni francesi di maggio può ora suggerire a Hollande il doppio binario ‘presidenza-partito’: prima del voto, infatti, Angela espresse in modo aperto il proprio appoggio al presidente uscente Nicolas Sarkozy; e, dunque, dopo il voto, si trovò a dovere risalire la corrente con Hollande, in posizione di debolezza nello stabilire le inevitabili buone relazioni con il nuovo presidente francese.

A Bruxelles, al Vertice, Hollande aveva avuto pubblici apprezzamenti per Monti e il suo operato, tanto che altri leader socialisti lo avevano ‘corretto’: “Bene Monti, ma Bersani è il nostro uomo”. Da quando è in carica, il presidente francese, che in primavera era un esordiente nel club di grandi dell’Ue, ha trovato nel premier italiano una buona spalla sul tema della crescita: Francia e Italia sono state le ispiratrici di quel Patto per la Crescita varato nel giugno scorso al Vertice europeo e digerito dalla Merkel nel nome della coesione franco-tedesca e del ritrovato protagonismo europeo italiano. Ovviamente diverso, invece, il discorso per i socialdemocratici tedeschi: se il Pd vince in Italia e l’Spd in Germania, si formerebbe, per la prima volta nella storia dell’Unione, un triangolo di sinistra alla guida dell’Europa.

Quelle europee non sono le uniche variabili internazionali delle elezioni politiche italiane. L’altro interrogativo ‘pesante’ è per chi vota l’America di Obama, che ha stima e fiducia per l’Italia del Professore, ma che, prima, aveva già costruito un solido rapporto con il presidente Napolitano.

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