Il presidente se ne tiene fuori, il partito ci dà dentro:
François Hollande fa un po’ il pesce in barile; il Ps fa una scelta di campo
precisa e s’impegna. Le elezioni politiche italiane diventano occasione di
confronto anche per le forze politiche europee, nel 2013 del ‘doppio scontro’
popolari–socialisti, in Italia a febbraio, in Germania a settembre.
Così, se i popolari del Ppe indicano senza mezzi termini in Mario
Monti il loro campione, se non altro per esorcizzare la sconfitta sicura del
candidato Berlusconi, i socialisti puntano i loro gettoni su Pierluigi Bersani,
Senza reticenze, i socialdemocratici tedeschi: sperano che un successo ora della
sinistra in Italia faccia da traino per un’affermazione alla fine dell’estate
del loro candidato Peer Steinbrueck.
Con qualche maggiore cautela istituzionale, i socialisti
francesi, che, da maggio, sono al potere. Così, Hollande s’adegua con real
politik al suo ruolo, mentre il partito si spende a favore di Bersani. Lo
dimostra il pranzo, oggi, a Villa Farnese, una sede istituzionale, l’ambasciata
di Francia a Roma, del leader del Pd con il ministro degli Esteri francese
Laurent Fabius, un ex premier di Mitterrand e uno dei maggiorenti del Ps.
E neppure Fabius si comporta da kamikaze della diplomazia.
Il pranzo con Bersani, che pure pesa, è una parentesi in una visita a Roma
istituzionale: partecipazione alla riunione degli ambasciatori d’Italia nel
Mondo, incontro con il collega italiano Giulio Terzi, salamelecchi nelle
dichiarazioni alla stampa (i due Paesi “si sono ritrovati dopo un periodo
‘movimentato’”; i rapporti sono “eccellenti”). E, a chi lo interroga il
ministro degli Esteri, e non l’uomo di partito, sulla colazione con Bersani,
Fabius risponde con l’invito “a non trarre conclusioni”: e poi, all’unisono con
Terzi, assicura che Italia e Francia saranno amici “chiunque vinca le elezioni”
–purché non sia Mr B, verrebbe da aggiungere-.
La cautela di Hollande a esporsi in prima persona nella
politica italiana era emersa una settimana fa al Vertice europeo di Bruxelles, quello
della pantomima del Ppe con Berlusconi e Monti entrambi presenti alla riunione
dei leader dei popolari, che avevano giubilato il Cavaliere e ‘ovazionato’ il
Professore. E l’atteggiamento di Hollande –spiegano fonti francesi- non è solo
funzione del fatto che il presidente francese ha la tendenza a fare il ‘pesce
in barile’ e ha una storia da Don Abbondio, di quelli, cioè, che ‘uno il
coraggio non se lo può dare’.
Del resto, la stessa cancelliera Angela Merkel aveva
adottato nell’occasione un doppio standard: nella riunione del Ppe. si era
pronunciata con chiarezza a favore di Monti, riservando a Berlusconi un sorriso
che sapeva di sorrisino; nella conferenza stampa a fine Vertice, dove si
esprimeva come capo del governo tedesco, aveva detto di non volersi immischiare
nelle faccende politiche italiane.
Inoltre, proprio l’imprudenza compiuta della cancelliera Merkel
nelle elezioni francesi di maggio può ora suggerire a Hollande il doppio
binario ‘presidenza-partito’: prima del voto, infatti, Angela espresse in modo
aperto il proprio appoggio al presidente uscente Nicolas Sarkozy; e, dunque,
dopo il voto, si trovò a dovere risalire la corrente con Hollande, in posizione
di debolezza nello stabilire le inevitabili buone relazioni con il nuovo
presidente francese.
A Bruxelles, al Vertice, Hollande aveva avuto pubblici
apprezzamenti per Monti e il suo operato, tanto che altri leader socialisti lo
avevano ‘corretto’: “Bene Monti, ma Bersani è il nostro uomo”. Da quando è in
carica, il presidente francese, che in primavera era un esordiente nel club di
grandi dell’Ue, ha trovato nel premier italiano una buona spalla sul tema della
crescita: Francia e Italia sono state le ispiratrici di quel Patto per la Crescita
varato nel giugno scorso al Vertice europeo e digerito dalla Merkel nel nome
della coesione franco-tedesca e del ritrovato protagonismo europeo italiano.
Ovviamente diverso, invece, il discorso per i socialdemocratici tedeschi: se il
Pd vince in Italia e l’Spd in Germania, si formerebbe, per la prima volta nella
storia dell’Unione, un triangolo di sinistra alla guida dell’Europa.
Quelle europee non sono le uniche variabili internazionali
delle elezioni politiche italiane. L’altro interrogativo ‘pesante’ è per chi
vota l’America di Obama, che ha stima e fiducia per l’Italia del Professore, ma
che, prima, aveva già costruito un solido rapporto con il presidente
Napolitano.
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