Un Vertice così facile, i leader dei 27
se lo sognavano da anni: è tutto fatto, loro ci devono mettere solo la faccia e
la firma politica. E poco importa che la stampa tedesca faccia dello humour
all'inglese, scrivendo che la muraglia cinese dell’Unione bancaria s’è
trasformata in un paravento pieghevole giapponese, quelli di carta di riso, che
lasciano intravvedere più di quanto nascondano.
Non ci fossero le beghe italiche, a
Bruxelles sarebbe una giornata d’ordinaria noia eurocratica. Solo che le tessere
del puzzle vanno tutte al loro posto, come se fosse un gioco da bambini. E ci
si chiede come mai prima leader e ministri non siano riusciti a farle
combaciare. Fortuna che il Ppe monta su il suo teatrino: prima del vertice, i
leader del Partito popolare europeo si trovano di solito fra di loro per
coordinare le posizioni; ci va pure Silvio Berlusconi, com’è normale, dato che
il Pdl sta nel Ppe, e – sorpresa! – ci trova pure Mario Monti, che, invece, nel Ppe non c’è mai
stato.
Ma questo riguarda le cronache italiane,
più che quelle europee. Dove, però, non c’è suspence, perché i problemi sono
già stati tutti risolti –grazie ai ministri delle finanze- prima che i leader
comincino a discuterne. Da un lato, è finalmente ufficiale la nuova tranche di
prestiti alla Grecia, dopo la riunione dell’Eurogruppo. Dall'altro, l’Ecofin,
con una maratona negoziale di 14 ore, ha definito modi e tempi dell’Unione
bancaria –il paravento giapponese, appunto-.
Una volta tanto, insomma, i negoziati
tecnici sono serviti al loro scopo, lasciando ai capi di Stato o di governo la
discussione sulle linee politiche generali dell’Europa prossima ventura e la
ratifica delle intese già raggiunte: l’accordo sull’Unione bancaria riguarda tutti i Paesi della zona euro e pure gli altri,
con l’eccezione scontata di Gran Bretagna e Svezia.
Su EurActiv.it, Giuseppe Latour precisa
che la supervisione unica della Banca
centrale europea sugli istituti di credito di tutti i paesi coinvolti sarà
attiva dal primo marzo 2014, limitata a quelli
con asset di almeno 30 miliardi di euro o pari al 20% del pil nazionale.
In questo modo ne restano fuori, come voleva Berlino, le banche regionali tedesche.
Pure chiarite le regole interne alla
Bce, per evitare sovrapposizioni tra i compiti di controllo e quelli di
politica monetaria. E sciolto il nodo dei paesi 'non euro': potranno
aderire al nuovo meccanismo e voteranno separatamente i rispettivi regolamenti
di dettaglio.
Con questo accordo, le banche potranno
accedere direttamente ai finanziamenti dell’Esm, il nuovo fondo salva Stati. E, come ulteriore passaggio, è
previsto che entro marzo 2013 si raggiunga anche un’intesa sul meccanismo
europeo di garanzia dei prestiti e su un sistema comune di risoluzione delle
crisi bancarie. In questo modo s’intende completare l’opera avviata con
la vigilanza unificata, “creando un sistema
armonico che separi nettamente il debito pubblico dal credito privato”.
Per una volta, al Vertice non ci saranno
neppure discussioni sul caso Grecia. In mattinata, infatti, l’Eurogruppo ha
ufficialmente staccato l’assegno da 34 miliardi di euro promesso ad Atene ormai
da diverse settimane. E’ stato decisivo il buon esito dell’operazione di 'buy-back' dei titoli di Stato fatta dal
Governo Samaras negli
ultimi giorni. Il denaro fresco servirà in gran parte a ricapitalizzare le
banche, che, a conti fatti, dovrebbero incamerare circa 24 miliardi di euro. In
tal modo si spera di riattivare, almeno in parte, il circuito dei finanziamenti
per imprese e privati.
“L’Eurogruppo –
si legge nella nota ufficiale – ribadisce che questi prestiti, insieme alle
iniziative già prese e alla piena implementazione del programma di correzioni,
porteranno il debito pubblico greco a un livello sostenibile, il 124% del pil
entro il 2020. La Grecia e
gli altri Paesi della zona euro sono pronti, se servirà, a prendere iniziative
addizionali per centrare l’obiettivo”.
Decisa l’Unione bancaria, salvata la
Grecia, i leader dei 27 si possono dedicare, tra questa sera e domani, a
riflettere sul futuro dell’Unione, avendo come traccia i documenti della
Commissione ed il rapporto dei Presidenti (Van Rompuy, Consiglio, Barroso,
Commissione, Schulz, Parlamento, e Draghi, Bce). A meno che qualche litigio non
venga a turbare l’insolita armonia.
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