Il Cavaliere ce li ha proprio tutti contro, in
Europa. Anche coloro che dovrebbero essere suoi amici. Il gruppo del Ppe al
Parlamento europeo, quello dentro cui stanno gli eurodeputati Pdl, considera
“un grave errore” l’avere fatto cadere il Governo Monti ed esprime
preoccupazione per l’euro e l’economia europea. La levata di scudi anti Mr B è
talmente corale che borse e mercati si calmano: il Caimano non torna, ci prova,
ma non ci riesce. Le quotazioni risalgono, lo spread cala un po’.
Ma tanto dello spread “che ce n’importa”? Berlusconi
spiega che “è tutto un imbroglio orchestrato da Berlino”. E se trova qualche
italico gonzo disposto a credergli, induce Berlino a dissotterrare l’ascia di
guerra contro di lui. Con la cancelliera Angela Merkel, da lui già
elegantemente definita “culona inchiavabile”, e con il presidente del
Parlamento europeo Martin Scultz, da lui apostrofato con tatto in aula come
“kapò”, aveva già rapporti non eccellenti.
Ora, gli si schierano contro anche il ministro degli
esteri Guido Westerwelle, un liberale (“Noi –chiarisce- vogliamo tenerci fuori
dalla competizione elettorale italiana… Ma Berlusconi non ci usi per la sua
campagna populista: non lo accetteremo”) e il capogruppo del Ppe a Strasburgo,
tedesco pure lui, Joseph Daul: “Siamo contro tutti i populismi e la politica
spettacolo” (chissà mai a chi si riferisce).
Il Professore, che il Cavaliere accusa di essere
“germanocentrico” –e, per questo, “con lui tutto è peggio”- replica con il suo
modo distaccato che l’Europa è un argine alla crisi, e non una causa della
crisi, e invita a non trattare i cittadini elettori come sciocchi, promettendo
pozioni magiche. Che non ci siano lo confermano il ministro Grilli –le
previsioni per il 2013 non sono peggiorate, sostiene, ma neppure migliorate- e
il presidente di Confindustria Squinzi: la prospettiva del voto “offusca”
l’orizzonte dell’Italia.
A Bruxelles, la Commissione europea spiega a
Berlusconi perché ci deve importare dello spread: “Spread elevati –spiega
saccentemente un portavoce- mettono in difficoltà le imprese ed impediscono il
buon funzionamento del mercato interno”. A Strasburgo, la sortita di Daul,
sostenuto, se non incoraggiato, dal capo della delegazione del Pdl Mario Mauro,
dissemina fermenti di scissione fra gli eurodeputati italiani: ‘voltagabbana’
da una parte e ‘pretoriani’ dall’altra.
Nella riunione del gruppo, e poi con i
giornalisti, Daul non lesina giudizi e critiche: il Pdl ha fatto “un grave
errore”, togliendo la fiducia al Governo dei Tecnici, perché non c’è ancora
alternativa “alla politica del rigore”. E Mauro insiste:
"Spero che a un momento di follia vera e propria segua una fase di
assunzione di responsabilità"; e dice che il Pdl esiste solo se si rispecchia
nel suo 'padre' europeo, il Ppe. Se così non fosse, "allora non mi
riconosco io in quel partito".
Nel suo gruppo, c’è chi la pensa come
lui, Raffaele Baldassarre giudica la candidatura di Mr
B “frutto dell'incapacità di tutto il centro-destra di creare uno schieramento
alternativo che unisse liberali e riformisti”. Ma c’è pure chi chiede le
dimissioni di Mauro, come Licia Ronzulli. E c’è chi si barcamena come le
presidenti di commissione Amalia Sartori (Industria, trasporti, ricerca ed
energia) ed Erminia Mazzoni (petizioni). Quanto agli Udc, che stanno nello
stesso gruppo, non vedono l’ora di cacciarne i ‘berlusconiani’.
Ovvio, invece, che il gruppo S&D,
socialisti del Pse più democratici italiani, critichi aspramente l'operato del
Cavaliere e la decisione di fare cadere il Governo Monti: "Berlusconi e il
centro-destra", si legge in un comunicato, "stanno mostrando la loro
irresponsabilità". S&D appoggia Pierluigi Bersani, "che è ben
preparato ad affrontare la situazione": "L'Italia ha bisogno di un
governo in grado di portare stabilità politica e sociale"; e Berlusconi "rende
la scelta fra i due schieramenti politici molto facile".
Sullo sfondo, la stampa estera continua a
interessarsi dell’Italia e a fare il tifo per Monti: l’FT l’incita a
candidarsi; e il WSJ riconosce l’opportunità di un chiaro mandato politico, ma
vorrebbe fosse dato al Professore. E il NYT esprime ansia per il futuro
dell'Italia,"per i rischi di una rinnovata instabilità e per la perdita di
valore dei titoli pubblici". Ma i torni più duri sono ancora una volta
tedeschi: secondo der Spiegel, si abbatte sull’Europa “la vendetta del
Cavaliere”, che –scrive Die Welt- “spaventa la politica e la finanza”. I partner dell'Unione pensavano di essersene liberati una
volta per tutte. E invece Mr B torna a confondere l'Europa, a destabilizzare i
mercati e ad innescare timori per una nuova crisi di fiducia nella zona euro.
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