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sabato 29 dicembre 2012

Parlamenti: in Europa, giudici deputati si può, avvocati spopolano

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 29/12/2012

I Parlamenti della Vecchia Europa sono pieni di uomini di legge, laureati in diritto, soprattutto avvocati, meno –molti di meno- magistrati. Il dato non stupisce: corso di studi e professione segnalano –o, almeno, dovrebbero segnalare- una venerazione della ‘res publica’ ed una vocazione al rispetto della legalità perfettamente adeguati al doppio ruolo di legislatore e di politico. E, così, appare del tutto logico che gli uomini di legge in un Parlamento siano più numerosi dei professori, ad esempio, o dei dottori in medicina, che pure sono ben rappresentati fra gli onorevoli, così come del resto i giornalisti.

Siccome Paese che vai ordinamento giuridico che trovi, i confronti sono approssimativi. E le fonti non sono omogenee. Però, il quadro che ne risulta è sufficientemente indicativo. In Francia, dove l’Assemblea nazionale conta 577 deputati, gli avvocati sono 38 e i magistrati tre. In Germania, dove il Bundestag ha 620 seggi, vi figurano 12 uomini di giustizia variamente impegnati nel pubblico (non è detto che tutti siano magistrati: potrebbe pure trattarsi di funzionari amministrativi).

In Gran Bretagna, dove la House of Commons conta 650 seggi, il 14% dei deputati esercita, o esercitava, professioni attinenti alla giustizia: la percentuale è nettamente superiore fra i conservatori (18%), mentre scende sotto l’11% fra i laburisti ed appena al 7,5% fra i liberali e democratici. In Spagna, infine, dove le Cortes hanno 614 seggi -350 la Camera e 264 il Senato-, i laureati in legge sono ben 103, anche se solo 57 di essi hanno effettivamente esercitato la professione forense o intrapreso una carriera in magistratura -66 eletti, il 20%, provengono dai ranghi dell’Amministrazione pubblica-.

Fra i magistrati parlamentari, uno noto è il francese Jean Tibéri, che prima di divenire deputato, fu sindaco di Parigi come esponente dell’allora Rpr neo-gollista. Tibéri succedette a Jacques Chirac: un premio alla fedeltà, dopo una vita all’ombra del sindaco che divenne presidente. La lealtà al capo lo portò a finire nei guai, guarda un po’ con la magistratura, che gli chiese conto dei favori resigli.

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