Li
abbiamo visti tutti, al Grande Fratello della diretta tv in ogni dove e in ogni
quando, seguire insieme Juventus-Fiorentina (e, magari, avranno pure tweettato
di lì, Matteo c’è da scommetterci). Ma se l’inverno è la stagione dell’intesa
contro i comuni avversari, l’autunno, per Pierluigi Bersani e Matteo Renzi, era
stata la stagione dello scontro diretto nelle primarie Pd.
Rosanna
Grano, nella sua tesi di laurea specialistica in Scienza della Comunicazione
alla Sapienza –relatore, Sandro Cristaldi; contro-relatore, Marco Binotto- ne
ha esplorato abitudini e comportamenti su twitter, tra il 14 settembre e il 2
dicembre.
Ne
viene fuori che, per fare un buon ‘twitternauta’ bisognerebbe mettere insieme
Bersani e Renzi, perché, presi separatamente, i due hanno caratteristiche che
li rendono complementari. Bersani non
tweetta lui, ma ne lascia il compito allo staff e non interagisce con i suoi
followers: ne escono ‘cinguettii’ istituzionali, che si inseriscono nei flussi
e in cui la corrispondenza tra l’immagine online o offline è alta.
Renzi,
invece, scrive lui i suoi tweets e cura l’interazione: con l’hashtag #Adesso
realizza un diario di bordo delle sue attività –avete presente quei
twitternauti autoreferenziali e vagamente fastidiosi che mandano ‘ora sono qui’
e ‘ora entro là’, e poi ne escono pure?- e non dà contenuti politici e/o
programmatici.
Così,
fra le parole chiave di Bersani, molto più frastagliate, troviamo primarie, ma
anche lavoro, pensioni, esodati, opportunità, legge elettorale, mentre, fra quelle
di Renzi, c’è, ovviamente, Adesso, il suo slogan, così come Cose concrete, ma
c’è pure Buongiorno, che è la classica apertura dei tweets fattuali, oltre che
Firenze. E, stranamente, ma non troppo, l’area in comune più estesa è ‘Che
tempo che fa’, frutto della loro partecipazione al programma televisivo di
Fabio Fazio.
I
colloqui della Grano con gli addetti stampa di Bersani e Renzi danno conferme
alle sintesi ricavate dall’analisi dei messaggi –un lavoraccio, che la
neo-dottoressa ha fatto con attenzione e acutezza, ben guidata dal professor
Cristaldi, che della comunicazione politica è un esperto conoscitore-.
Stefano
Di Traglia, responsabile comunicazione del Pd e portavoce di Bersani, è
convinto che twitter “sposta voti”, ha accesso diretto al profilo del leader ed
è consapevole dell’intreccio tra personale e professionale che il mezzo
innesca; Antonella Madeo, capo ufficio stampa di Renzi, è convinta, invece, che
twitter “non sposta voti” e usa più il proprio profilo di quello del candidato,
consapevole anch’essa del mix tra personale e professionale.
Nessun commento:
Posta un commento