Immediatamente dopo le
elezioni del 24 e 25 febbraio, la politica estera, da tempo una grande assente,
tornerà protagonista a Roma, con l’arrivo del segretario di Stato Usa John
Kerry alla sua prima missione europea e mediorientale nel nuovo ruolo. La tappa
romana di Kerry sarà significativa, più che per gli appuntamenti bilaterali
–sarà troppo presto per avere un quadro chiaro del futuro governo-, per quelli
multilaterali, dal Transatlantic Dinner, dove si parlerà di sicurezza e zona di
libero scambio Ue-Usa, al Gruppo di alto livello sulla Siria, dove si discuterà
di come uscire dalla guerra civile che devasta quel Paese.
Tra il 24 febbraio e il 6
marzo, Kerry farà tappa in nove Paesi: oltre all’Italia, Gran Bretagna, Francia
Germania, Turchia, Egitto, Arabia Saudita, Emirati arabi uniti e Qatar.
Successivamente il successore appena insediatosi di Hillary Clinton
accompagnerà in Israele il presidente Barack Obama, mentre l’Asia sarà la meta
di una successiva missione.
Il viaggio è stato
ufficialmente annunciato martedì dal Dipartimento di Stato. La prospettiva delle
consultazioni di Kerry in Europa e in Medio Oriente segna una giornata di
tensioni socio-politiche nell’Ue, specie in Grecia e in Bulgaria, e nel Nord
Africa, specie in Tunisia, mentre l’allarme terrorismo per gli occidentali
contagia il Kenya, dopo Nigeria e Camerun.
Kerry farà la prima sosta
in Gran Bretagna, secondo uno schema di viaggio geograficamente razionale, ma
pure diplomaticamente significativo. Infatti, il primato di Londra suona
spontaneo riconoscimento alla ‘relazione speciale’ tra gli Stati Uniti e Regno
Unito. Così come il fatto che Kerry viaggi a Est prima che a Ovest è certo
dettato da impegni già definiti –ad esempio, la riunione del gruppo sulla
Siria-, ma pare pure rispondere al desiderio di tranquillizzare gli europei
sull’attenzione degli Usa per loro.
Del resto, Kerry ritiene
che la maggiore sfida alla politica estera degli Stati Uniti non viene ora come
ora né dalla Cina né dal Medio Oriente (e tanto meno dall’alleata Europa), ma
dal Congresso, che sta creando uno stallo sul bilancio e sta così condizionando
la programmazione delle attività diplomatiche Usa. In una battuta, Kerry rileva
che
"non si può essere forti nel mondo senza esserlo a casa propria"; e
invita il Congresso a trovare un accordo per evitare i tagli automatici alla spesa
che sono "senza senso" e costituiscono una minaccia.
Nonostante il clima
post-elettorale, il programma a Roma di quello che la portavoce del
Dipartimento di Stato Victoria Nuland ha definito il ‘listening tour’, il
‘viaggio dell’ascolto’, è denso d’appuntamenti.
Kerry arriverà in Italia il 26 e ne ripartirà il 28.
Tema della riunione sulla
Siria, da tempo fissata, le sorti del regime di Bashar al Assad, sotto
l’attacco della guerriglia, e le
possibili evoluzioni. La cena transatlantica, che non è ancora confermata al
100%, è invece un appuntamento che tradizionalmente si tiene a Bruxelles, a
margine del Consiglio atlantico, o a New York, in occasione dell’Assemblea
generale delle Nazioni Unite: un’occasione di confronto tra europei ed
americani, in genere sui temi della sicurezza (questa volta, però, in agenda ci
saranno pure le trattative appena lanciate per una zona di libero scambio
transatlantica). Kerry ha chiesto all’Italia di organizzarla, per avere un
primo incontro con gli interlocutori atlantici.
Se la tappa italiana della missione Kerry non si colloca in
giorni politicamente felici, l’attenzione degli Usa per l’Italia è stata
dimostrata, la scorsa settimana, dalla considerazione riservata alla visita a
Washington del presidente Giorgio Napolitano. “Non è fatto scontato che in
futuro tale attenzione sia riservata a chiunque altro”, ha scritto sul Corriere
della Sera Maurizio Caprara.
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