Questa mattina, sono andato a votare. Al seggio, il
presidente m’ha consegnato le schede e la matita rigorosamente copiativa. E io
ho diligentemente svolto il mio diritto/dovere di cittadini elettore. Ma è da
quando andavo alle elementari -Anni Cinquanta- che mi chiedo che cosa mai abbia
di speciale la matita copiativa, che la maestra ci faceva usare solo per certi
esercizi in classe e che è, non solo in Italia, lo strumento della democrazia
per eccellenza, quello con cui s’esercita il voto.
Sono andato su wikipedia e ho scoperto che la matita
copiativa è una speciale matita in cui segno è indelebile, o quasi, nel senso
che se provi a cancellarlo fai un pasticcio e magari buchi il foglio (che, alle
elementari, era il massimo dell’ignominia). Mentre la matita normale ha la mina
di sola grafite, quella copiativa contiene anche coloranti e pigmenti: se la
cancelli con la gomma, la grafite viene via, i coloranti restano.
Per queste caratteristiche, le matite copiative erano
comunemente utilizzate per firmare contratti e atti pubblici –attenzione!-
prima dell’invenzione delle penne a sfera. Ma vengono tuttora utilizzate nelle
votazioni in molti Paesi -in Italia, il loro esordio fu col botto: al
referendum per la Repubblica ,
nel 1946-. In Francia, in Germania e altrove, però, sono state sostituite dalle
penne biro, che non convincono il legislatore italiano perché lascerebbero una sorta
di incisione sulla scheda visibile all'esterno –e, quindi, non garantirebbero
la segretezza del voto- e, inoltre, rischiano di rompersi e d’inondare
d’inchiostro la scheda.
Ora mi chiedo, e non è la prima volta, se la nostra
democrazia non possa esprimersi in modo meno arcaico e altrettanto, se non più,
sicuro. Copiativa a parte, il problema non è solo italiano: negli Usa, ad
esempio, in molti Stati si vota ancora con il sistema della punzonatura, che
consiste nel fare cadere un coriandolo di carta in corrispondenza del candidato
prescelto. Con il risultato che, quando dovete fare una verifica, a furia di
maneggiare le schede, cadono pure altri coriandoli e diventa impossibile
riconoscere la volontà dell’elettore. Nel 2000, in Florida, quando
vi fu la conta e riconta dei suffragi perché il distacco fra George W. Bush e
Al Gore era minimo, a un certo punto le schede avevano perso tutti i loro coriandoli e
ricontarle divenne impossibile.
E allora perché non passare al voto elettronico, già
introdotto in molti Paesi con esiti positivi? E’ semplice, dà garanzie di
riservatezza e consente spogli quasi istantanei, al riparo da frodi e contestazioni.
E toglierebbe al rito elettorale un po’ di muffa Novecento. Fatto l’investimento
iniziale, i risparmi lo rendono economico, perché il tempo d’impegno di aule e
scrutatori si riduce.
Però, diffidenze e resistenze restano. E prima d’arrivarci,
dovremo forse smaltire scorte accumulate di matite copiative. Senza contare i
fattori generazionali: io, ve lo confesso, a quel tratto indelebile sono affezionato.
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