Ci sono notizie che lasciano
senza parole pure i diplomatici, che sono addestrati ad averne sempre e per
ogni occasione. L’annuncio delle dimissioni di Benedetto XVI è una di queste. E
il presidente del Consiglio europeo Herman van Rompuy, un cattolico, ci pensa
tutto il giorno e poi se ne viene fuori con un commento striminzito e quasi
infelice: “Rispetto profondamente la decisione del Papa, tanto più che rompe
con la tradizione. Il suo pontificato è stato corto –beh!, insomma, otto anni,
ndr-, ma molto difficile”.
Poteva fare meglio il leader europeo. Il
presidente della Commissione di Bruxelles, José Manuel Durao Barroso, lo batte,
non solo in verbosità: di Benedetto XVI, ricorda “l’instancabile appoggio alla
difesa dei valori ecumenici, come la pace, e l’attenzione accordata ai diritti
dell’uomo”; e cita “lo spirito di riconciliazione che ha animato la riflessione
e l’azione del santo padre”, con cui - ricorda - aveva condiviso “una certa
visione dell’Europa e del mondo, costruita intorno alle idee di pace, di
giustizia e di solidarietà”.
Di una cosa rara si dice che
accade “ogni morte di papa”. Ma le dimissioni di un papa sono, finora, molto
più rare: tutti si ricordano quelle di Celestino V, alla fine del XIII Secolo,
che Dante mise all’Inferno perché aveva fatto “per viltade il gran rifiuto”. A
Joseph Ratzinger, i suoi contemporanei non riservano lo stesso giudizio
drastico e sprezzante.
Dopo l’annuncio in latino del
papa, che ha preso tutti, o quasi, di sorpresa –“un tuono a ciel sereno”, ha
detto il decano dei cardinali Angelo Sodano-, le reazioni sono state un fiotto
ininterrotto da tutto il Mondo. Angela Merkel, cancelliera tedesca, parla di “una notizia che emoziona” e, nel
contempo, “suscita il più grande rispetto”. E il suo governo, tramite il portavoce
Steffen Seibert, esprime “turbamento”: dopo tutto, un pontefice tedesco, chi lo
sa quando ricapita.
Il presidente Barack Obama
offre a Benedetto XVI “i ringraziamenti” e “le preghiere” sue, di Michelle e
del popolo americano ed evoca “il ruolo cruciale” della chiesa cattolica nel
Mondo intero. Il presidente francese François Hollande definisce la decisione del
papa “altamente rispettabile”: “La Repubblica francese saluta il
pontefice, ma non fa altri commenti su qualcosa che appartiene innanzitutto alla
Chiesa”. Quella di Ratzinger “è una decisione umana” e la sua volontà merita rispetto. Il premier britannico David Cameron ritiene
che Ratzinger “mancherà, come capo spirituale”, a centinaia di milioni di
cattolici nel Mondo e gli rivolge i migliori auguri.
Il che non impedisce, però, il
‘toto papa’ su scala planetaria: da quando, nel 1978, con l’elezione a
pontefice di Karol Wojtyla, Giovanni Paolo II, è caduto il tabù di 450 anni del
‘papa italiano’, i pronostici non hanno confine: un papa africano?, come non
inconsueto nella Chiesa delle origini?, o dall’Estremo oriente?, o un Papa
americano, che non c’è mai stato?, o di nuovo un papa italiano, che dopo un
terzo di secolo ci può pure stare? Di qui al conclave, e durante il conclave,
non ci sarà cardinale che non sarà stato papa, almeno su un media e per
un’edizione.
“Sorpresa” e “rispetto” sono i
termini che più ricorrono nelle reazioni dei leader politici e religiosi di
tutto il Mondo e di tutte le fedi. Due termini che si trovano nei commenti
polacchi, da cui emerge che Ratzinger non voleva ripetere l’esperienza di
Wojtyla, che lui aveva vissuto da vicino: quegli ultimi mesi drammatici, in
particolare, durante i quali il pontefice era rimasto al suo posto, ormai
praticamente incapace di adempiere alla propria funzione.
Responsabili religiosi ebrei
dicono che Benedetto XVI ha migliorato le relazioni tra cristianesimo e
giudaismo, contribuendo “a una diminuzione degli atti di antisemitismo nel
mondo”. E il presidente del Congresso ebreo mondiale Ronald S. Lauder gli
riconosce d’avere compreso che “la negazione dell’Olocausto da parte di leader
della Chiesa non doveva restare senza risposta”: papa Ratzinger aveva
riconosciuto il proprio errore, dopo avere levato la scomunica a quattro
vescovi integralisti, fra cui il negazionista Richard Williamson.
La chiesa ortodossa russa
sembra, invece, ansiosa di non archiviare il pontificato di Benedetto XVI,
preoccupandosi di evitare “cambiamenti radicali nella politica o
nell’atteggiamento del Vaticano verso le chiese ortodosse”. E il capo
spirituale degli anglicani Justin Welby mostra “totale” comprensione della
decisione del papa, rilevandone “la dignità”, “la
preveggenza” e “il coraggio”.
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