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lunedì 11 febbraio 2013

Punto: Benedetto XVI, sorpresa e rispetto per le dimissioni inattese

Scritto per l'Indro l'11/02/2013

Ci sono notizie che lasciano senza parole pure i diplomatici, che sono addestrati ad averne sempre e per ogni occasione. L’annuncio delle dimissioni di Benedetto XVI è una di queste. E il presidente del Consiglio europeo Herman van Rompuy, un cattolico, ci pensa tutto il giorno e poi se ne viene fuori con un commento striminzito e quasi infelice: “Rispetto profondamente la decisione del Papa, tanto più che rompe con la tradizione. Il suo pontificato è stato corto –beh!, insomma, otto anni, ndr-, ma molto difficile”.

Poteva fare meglio il leader europeo. Il presidente della Commissione di Bruxelles, José Manuel Durao Barroso, lo batte, non solo in verbosità: di Benedetto XVI, ricorda “l’instancabile appoggio alla difesa dei valori ecumenici, come la pace, e l’attenzione accordata ai diritti dell’uomo”; e cita “lo spirito di riconciliazione che ha animato la riflessione e l’azione del santo padre”, con cui - ricorda - aveva condiviso “una certa visione dell’Europa e del mondo, costruita intorno alle idee di pace, di giustizia e di solidarietà”.

Di una cosa rara si dice che accade “ogni morte di papa”. Ma le dimissioni di un papa sono, finora, molto più rare: tutti si ricordano quelle di Celestino V, alla fine del XIII Secolo, che Dante mise all’Inferno perché aveva fatto “per viltade il gran rifiuto”. A Joseph Ratzinger, i suoi contemporanei non riservano lo stesso giudizio drastico e sprezzante.

Dopo l’annuncio in latino del papa, che ha preso tutti, o quasi, di sorpresa –“un tuono a ciel sereno”, ha detto il decano dei cardinali Angelo Sodano-, le reazioni sono state un fiotto ininterrotto da tutto il Mondo. Angela Merkel, cancelliera tedesca, parla di “una notizia che emoziona” e, nel contempo, “suscita il più grande rispetto”. E il suo governo, tramite il portavoce Steffen Seibert, esprime “turbamento”: dopo tutto, un pontefice tedesco, chi lo sa quando ricapita.

Il presidente Barack Obama offre a Benedetto XVI “i ringraziamenti” e “le preghiere” sue, di Michelle e del popolo americano ed evoca “il ruolo cruciale” della chiesa cattolica nel Mondo intero. Il presidente francese François Hollande definisce la decisione del papa “altamente rispettabile”: “La Repubblica francese saluta il pontefice, ma non fa altri commenti su qualcosa che appartiene innanzitutto alla Chiesa”. Quella di Ratzinger “è una decisione umana” e la sua volontà merita rispetto.  Il premier britannico David Cameron ritiene che Ratzinger “mancherà, come capo spirituale”, a centinaia di milioni di cattolici nel Mondo e gli rivolge i migliori auguri.

Il che non impedisce, però, il ‘toto papa’ su scala planetaria: da quando, nel 1978, con l’elezione a pontefice di Karol Wojtyla, Giovanni Paolo II, è caduto il tabù di 450 anni del ‘papa italiano’, i pronostici non hanno confine: un papa africano?, come non inconsueto nella Chiesa delle origini?, o dall’Estremo oriente?, o un Papa americano, che non c’è mai stato?, o di nuovo un papa italiano, che dopo un terzo di secolo ci può pure stare? Di qui al conclave, e durante il conclave, non ci sarà cardinale che non sarà stato papa, almeno su un media e per un’edizione.

“Sorpresa” e “rispetto” sono i termini che più ricorrono nelle reazioni dei leader politici e religiosi di tutto il Mondo e di tutte le fedi. Due termini che si trovano nei commenti polacchi, da cui emerge che Ratzinger non voleva ripetere l’esperienza di Wojtyla, che lui aveva vissuto da vicino: quegli ultimi mesi drammatici, in particolare, durante i quali il pontefice era rimasto al suo posto, ormai praticamente incapace di adempiere alla propria funzione.

Responsabili religiosi ebrei dicono che Benedetto XVI ha migliorato le relazioni tra cristianesimo e giudaismo, contribuendo “a una diminuzione degli atti di antisemitismo nel mondo”. E il presidente del Congresso ebreo mondiale Ronald S. Lauder gli riconosce d’avere compreso che “la negazione dell’Olocausto da parte di leader della Chiesa non doveva restare senza risposta”: papa Ratzinger aveva riconosciuto il proprio errore, dopo avere levato la scomunica a quattro vescovi integralisti, fra cui il negazionista Richard Williamson.

La chiesa ortodossa russa sembra, invece, ansiosa di non archiviare il pontificato di Benedetto XVI, preoccupandosi di evitare “cambiamenti radicali nella politica o nell’atteggiamento del Vaticano verso le chiese ortodosse”. E il capo spirituale degli anglicani Justin Welby mostra “totale” comprensione della decisione del papa, rilevandone “la dignità”, “la preveggenza” e “il coraggio”.

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