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giovedì 14 febbraio 2013

Punto: Ue, ci risiamo, Bruxelles fa la riverenza a Parigi

Scritto per l'Indro il 14/02/2013
L’hanno rifatto!, roba da non crederci! Dieci anni dopo, più o meno, la Commissione europea ripete la riverenza alla Francia (e, allora, pure alla Germania) e abbuona ai ‘poteri forti’ dell’Unione obblighi imposti senza mezze misure ai poveri diavoli che tirano avanti nell’Ue a suon di  lacrime e sangue. Certo, Madrid, Lisbona, Atene e altri potranno pure profittare della ‘manica larga’ mostrata da Bruxelles, ma resta il fatto che, ad averne bisogno, e ad ottenerla, è soprattutto Parigi.
Che cosa è successo? Ad un tratto, il commissario europeo agli Affari economici Olli Rehn smorza la rigida politica di austerità e di rigore degli ultimi mesi: se la crescita rallenta, l’Esecutivo Ue - dice - può aspettare più tempo per vedere realizzato il risanamento dei conti. Parole che suonano come un ‘aiutino’ alla Francia, che rivede al ribasso il suo Pil 2013. Ma Rehn sceglie il momento mediaticamente sbagliato: dà il ‘liberi tutti’ tra la ‘messa in guardia’ del ministro delle finanze francese Pierre Moscovici –potremmo non farcela a stare dentro il 3% del deficit l’anno prossimo- e l’annuncio ufficiale del premier Jean-Marc Ayrault.
Adesso, sento già borbottare i quattro lettori –fossero 25!- di questa rubrica: “Ma come?, nel giorno che Pistorius ammazza la fidanzata, che la Corea del Sud fa la voce grossa con quella del Nord dopo il test atomico e che i ribelli siriani fanno fuori un comandante iraniano lì per dare una mano al regime di Damasco, tu ci racconti queste noiose manfrine europee?”. Abbiate pazienza!, capisco che la storia di Pistorius ha quasi tutte le 5 S (sangue, sesso, soldi, sport e spettacolo), ma ‘sta roba dei forti coi deboli e viceversa m’indigna. 
La Commissione si conferma, appunto, flessibile con i forti e rigida con i deboli, anche se l’apertura di Rehn è, in teoria, ‘erga omnes’ –ma vogliamo vedere che cosa succede se la Grecia ‘sbraca’?-. Nel 2003 Francia e Germania furono denunciate dall’Esecutivo presieduto da Romano Prodi perché avevano sforato i limiti di deficit previsti per l’euro. Con un’intesa pilatesca, i ministri delle Finanze preferirono bloccare tutto e abbonare, di fatto, ai due ‘grandi’ i loro impegni.
Questa volta, Rehn condisce il favore alla Francia con complimenti all’Italia, che a Roma suonano, in piena campagna elettorale, un nuovo endorsement dell’eurocrate finlandese al candidato Monti più che un riconoscimento al premier Monti. Il cui governo, del resto, non prende neppure in esame l’ipotesi di profittare del ‘lodo Rehn’: niente sconti, grazie, siamo italiani; non stiamo più con gli ultimi della classe e rispetteremo gli obiettivi.
Che poi il momento non è neppure quello giusto per fare concessioni: i dati del Pil di oggi, peggiori del previsto anche in Francia e in Germania, confermano che l’economia europea resta debole e che la ripresa è fragile. Ma Rehn, probabilmente già informato delle statistiche, proprio questo dice: se l’economia frena, diamo ai governi più tempo per rientrare nei limiti di deficit previsti.
La lettera del finlandese va anche segnalata perché loda gli sforzi italiani dell’ultimo anno. Roma - c’è scritto - “ha convinto i mercati con politiche credibili”, determinando un calo dei tassi dal 7,3% del novembre 2011 al 5% del marzo 2012.
Il commento italiano è contenuto in una nota di Palazzo Chigi, che rileva come, da aprile, l’Italia non sarà più tra i paesi considerati in deficit eccessivo. Questo nuovo status di paese virtuoso non comporta impegni più onerosi, ma neppure ci esenta dal piano di risanamento: entro il 2013, raggiungeremo, come preventivato, l’obiettivo del pareggio di bilancio in termini strutturali. L’offerta del commissario, insomma, non ci riguarda.
Sembra, invece, una stampella per Parigi, dove Ayrault annuncia: “La Francia non riuscirà a ridurre il deficit al 3% entro il 2013, come chiesto dall'Ue. Raggiungeremo l’equilibrio tra entrate e uscite alla fine del quinquennio” del presidente Francois Hollande, cioè nel 2017.
E’ sospetto che Rehn si rimangi -in parte- anni di disciplina di bilancio rigida proprio a poche ore dalla sortita del governo francese. “Se la crescita si deteriora in modo inaspettato - si legge nel testo della lettera del commissaitio-, un Paese può avere più tempo per correggere il suo deficit eccessivo, a patto che abbia compiuto gli sforzi strutturali richiesti”.
Nell’Unione europea il debito è passato dal 60% prima della crisi al 90% adesso; ed è “ampiamente riconosciuto” che, oltre quel livello, “ha effetti negativi sul dinamismo economico e si traduce in un abbassamento della crescita per molti anni”. Ma non è detto che il risanamento vada fatto tutto subito. Quindi, anche se i limiti del patto di stabilità restano gli stessi per tutti, qualche ammorbidimento temporale è possibile. Una deroga quasi a priori per la Francia, ma in vista pure per Spagna, Grecia e Portogallo.

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