Digerita la sorpresa per i risultati delle elezioni italiane, le Istituzioni europee e i partner dell’Italia nell’Ue serrano i ranghi e fanno buon viso a cattivo gioco: Commissione e Parlamento europei propinano ai giornalisti dosi massicce di banalità ottimistiche, mentre i media irrorano commenti e analisi di espressioni inquietanti, “stallo”, “caos”, “instabilità”.
A Bruxelles, la Commissione esprime "piena fiducia nella democrazia italiana" e intende “lavorare a stretto contatto con il futuro governo per rilanciare la crescita e la creazione di posti di lavoro". Frasi quasi fatte, buone dopo ogni elezione, cui il portavoce Olivier Bailly non aggiunge pathos, ricordando che l’Italia “resta un grande paese fondatore dell'Unione europea".
Mercoledì e giovedì, il premier uscente Mario Monti sarà a Bruxelles: domani sera, incontrerà il presidente della Commissione José Manuel Barroso; e il giorno dopo parteciperà allo European Competition Forum organizzato dal commissario Joaquim Almunya.
Per gli analisti europei, l’esito del voto mostra "un clamoroso rifiuto –è quasi un ritornello- di rigore e austerità”. Ma la Commissione, che pubblica addirittura un comunicato, giudica “caricaturale” descrivere l’azione dell’Ue solo in termini di austerità. Bailly dice: “Non siamo qui per portare avanti solo l'agenda di risanamento, ma pure per assicurare stabilità al sistema bancario, fare godere i benefici del mercato unico e della politica industriale comune anche all'economia italiana, contribuire agli investimenti per la crescita e la lotta alla disoccupazione. L'azione di Bruxelles deve essere valutata nella sua globalità".
Certo, ma il problema è convincerne l’oltre 50% degli elettori italiani che si sono espressi contro l’Unione o in modo molto critico verso di essa. Numerosi media evocano lo “scenario greco”, cioè il ritorno a breve alle urne, come avvenne ad Atene l’anno scorso. E l’Economist definisce “politici di cartapesta” i leader italiani.
Quando rompono la consegna dell’ipocrisia del silenzio, istituzioni internazionali e leader stranieri si limitano a espressioni di circostanza. La Commissione europea dichiara “piena fiducia” nell’Italia e nella sua agenda economica, perché, se dicesse il contrario, i mercati e lo spread andrebbero ancora peggio di come vanno –ed è già parecchio male-.
La linea della Commissione di "sostegno all'economia italiana non cambia", rassicura Bailly. "Spetta al prossimo governo definire la sua agenda economica e politica”, contando sul fatto che l’Unione continuerà a "sostenere l'economia italiana, le imprese e i cittadini". E, tanto per non fare melassa, l’Esecutivo dell’Ue ricorda di essere "convinto che il livello del debito pubblico raggiunto dall'Italia nel corso degli anni sia insostenibile per gli italiani di oggi e per le generazioni a venire".
Il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz invita i partiti a cercare il dialogo, perché –dice- un governo stabile serve all’Italia e all’Europa. Fra gli eurodeputati italiani, c'è chi parla di vittoria della demagogia e del populismo, chi di maggioranza precaria per un popolo di lavoratori precari.
Nessuno, per il momento, tira fuori la tentazione degli italiani di trovarsi un leader, un guru, che dia loro l’illusione di risolvere i problemi: senza andare troppo indietro nel tempo, prima il Cavaliere, ora il Comico.
Se in Francia Martine Le Pen celebra la vittoria populista, in Germania il ministro degli esteri Guido Westerwelle auspica stabilità e riforme. A Berlino, arriva il presidente Giorgio Napolitano, cui la cancelliera Angela Merkel avrà un sacco di domande da fare. E, a Roma, sbarca il segretario di Stato Usa John Kerry, che non saprà, invece, a chi fare domande.
A conti fatti, a fidarsi dei silenzi di circostanza delle
cancellerie e delle moine della Commissione, le ansie post-elezioni paiono
appannaggio dei media. Bailly nega “preoccupazioni” a Bruxelles. E, per il
responsabile europeo degli affari economici Olli Rehn, ''è importante che
l'Italia vada avanti con le riforme per il bene della crescita e
dell'occupazione”: “Sono fiducioso nella capacità di fare in Italia un governo
in tempi rapidi … Gli italiani hanno fatto la loro scelta democratica: il
quadro è complesso ma confido nelle istituzioni e nell'abilità del presidente
Napolitano di trovare in fretta una soluzione che consenta all'Italia di
affrontare le sfide che ha di fronte”.
Nessun commento:
Posta un commento