Un peana a Napolitano, “leader straordinario e visionario”. E
un atto di fiducia e un ringraziamento all'Italia “per l’enorme contributo”
alle missioni di pace internazionali, a cominciare da quella, non proprio e non
solo di pace, in Afghanistan. Nell'ultima sua visita da presidente alla Casa
Bianca, salvo grosse sorprese, Giorgio Napolitano viene accolto da Barack Obama
con un tappeto rosso d’elogi e cortesie. Oddio!, c’è pure qualche scivolata di
buon gusto, tipo quel “bella idea di venire negli Usa a San Valentino”, come se
questa a Washington non fosse una missione diplomatica, ma una vacanza
romantica.
Con il presidente americano, Napolitano ha sempre avuto un
buon rapporto: con la sua presenza, ha autorevolmente colmato un vuoto di
relazioni e una mancanza di feeling tra Obama e Berlusconi, quando questi era
premier; ed è divenuto un punto di riferimento europeo, non solo italiano, un
faro in grado di chiarire le scelte non sempre trasparenti di Bruxelles, oltre
che di Roma.
Con il presidente americano, quello italiano si vuole
rassicurante: l’Italia deve continuare sulla via delle riforme e l’America fa
bene a darle fiducia, “era al collasso, ora è sulla via del risanamento”. Obama
sta attento a evitare ‘endorsement’ all'uno o all'altro candidato: così riserva
apprezzamenti al ‘Super-Mario’ fuori gara del parterre italiano, Draghi, il
presidente della Banca centrale europea; e mostra di gradire i segnali di
ripresa che arrivano dall’Ue.
Dopo l’incontro alla Casa Bianca, le dichiarazioni di
Napolitano diventano un fiume in piena, Usa, ma pure le elezioni e il dopo, gli
scandali e le inchieste, pur se il presidente insiste che il colloquio s’è
concentrato sulla situazione e le prospettive di Italia ed Europa. E nota che a
Barck e Michelle piacerebbe un sacco tornare in Italia –di certo, ne avranno
l’occasione-.
Ieri, gli Stati Uniti avevano tenuto a fare sapere di non
essere “preoccupati" per le elezioni italiane di per sé, ma non avevano
neppure nascosto di temere un’attenuazione dell’attenzione al rigore mostrata
da Monti in funzione di una serie di riforme che portino alla crescita, vero
obiettivo dell’Amministrazione Obama. "L'Italia ha fatto grandi progressi
con il premier Monti, avviando riforme ambiziose per rafforzare l'economia e
combattere la crisi dell'euro: per il
prossimo governo sarà importante mantenere lo stesso slancio", aveva detto
uno dei portavoce della Casa Bianca, Caitlin Hayden.
Il fragore provocato dal susseguirsi di notizie di inchieste
sulle principali aziende pubbliche italiane, a partire da Finmeccanica e Eni; la vicenda Mps;
il ripetersi di casi di corruzione e tangenti; tutto ciò inducono a dubitare
della tenuta dell’Italia. E anche per questo la visita di Napolitano, così a
ridosso del voto, ha assunto contorni ben lontani da quelli di mera cortesia a
fine settennato: ancora una volta, il presidente s’è trovato nella condizione
di cercare di rassicurare e di trasmettere serenità all'Amministrazione Obama.
Gli era già capitato.
Il politico italiano più "rispettato" in America,
come l’ha salutato la leader democratica alla Camera Nancy Pelosi, era giunto
mercoledì negli Stati Uniti per una serie di incontri ai massimi livelli –ieri,
aveva pure visto il vicepresidente Biden-: obiettivo, confermare la volontà
dell'Italia di non fermarsi nel duro percorso anti-crisi intrapreso, mantenendo
il rigore di bilancio; e garantire gli ancoraggi europeo ed atlantico dell'Italia,
a prescindere da chi vincerà le elezioni.
Alla vigilia dei colloqui, l'ambasciatore Usa in Italia,
David Thorne, aveva diplomaticamente gettato acqua sul fuoco, garantendo che
l'Amministrazione Obama non ha “alcuna preoccupazione" per il voto italiano. Ma, come scriveva ieri sull’ANSA
Fabrizio Finzi, “sottotraccia resta la sottile tradizionale perplessità
sull'Italia, incapace - scrivono i giornali americani - di uscire dal proprio
stereotipo negativo”.
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