Lo scenario peggiore: un verdetto confuso, un Parlamento
senza maggioranza al Senato. E, così, media esteri e interlocutori
internazionali vedono concretizzarsi quello che era il loro incubo: un’Italia
ingovernabile. Per i media, sui siti, è un’inevitabile altalena di titoli
contrastanti: dopo l’iniziale ‘sbandata a sinistra’ ispirata dai primi
exit-polls, l’indeterminatezza di proiezioni e risultati suggeriscono
correzioni di rotta con titoli di cronaca neutri e poco sbilanciati, puntando
sulla confusione e l’incertezza. Il WSJ snobba per un po’ i dati, poi ne dà una
sintesi efficace: “E’ chiaro che gli italiani respingono l’austerità”. E l’FT è
sulla stessa linea: “L’instabilità incombe, mentre l’Italia boccia il rigore”.
Le Istituzioni europee e internazionali, l’Ue, la Bce , l’Fmi, prima si sono
fregate le mani. E, poi, se le sono messe fra i capelli. E le bocche sono
rimaste chiuse, nell'attesa di dati in qualche misura credibili e, magari,
nella speranza che ulteriori ‘errata corrige’ modifichino il quadro d’insieme,
dopo il ribaltone tra proiezioni raggelanti, in un’ottica europea, ed ‘exit
polls’ incoraggianti.
Discorso analogo per i maggiori partner dell’Italia, dagli
Stati Uniti ai Grandi dell’Unione. I leader hanno perso tutti: chi puntava su
Monti, come la Merkel
e i guru del Ppe; e pure chi puntava sul mix tra Monti e Bersani, come Hollande
e, di là dall’Atlantico, Obama. Dal Potomac al Tevere, e pure dal Manzanarre al
Reno, tutti giovano contro il ritorno di Berlusconi e il successo di Grillo.
Eppure, tutti avevano compreso che il voto italiano era
diventato un referendum sull’austerità. E tutti sapevano che, in Occidente,
tutti i governi dei maggiori Paesi, dal 2009 in poi, hanno perso questo referendum nel
loro Paese –in Francia, in Spagna, in Gran Bretagna-, con l’unica eccezione
della rielezione del presidente Obama negli Stati Uniti.
Guardian, El Pais e molti altri media internazionali hanno
seguito, in presa diretta, sull’ home page lo spoglio italiano. Der Spiegel e la Bildt cambiavano i titoli in
tempo reale: partono sbilanciati, “Il vento tira verso il centro-sinistra”, o
“Niente Berlusconi!”; e poi vanno in altalena, come fa tutta la stampa non solo
estera (“Berlusconi è in vantaggio al Senato”, “L'Italia
rischia il blocco” e via correggendo il tiro).
I risultati ancora ballerini delle elezioni politiche
mettono alla prova gli analisti italiani, figuriamoci quelli stranieri. Ed i
mercati rispecchiano l’incertezza: borse su e spread giù, subito; ed
esattamente il contrario, immediatamente dopo. Con un tocco di paradossale: lo
spread che aveva festeggiato l’arrivo di Monti ne festeggia, a caldo, la
bocciatura, quando crede di barattarla con una governabilità di senso diverso.
Ma alcune tendenze vengono lette con una certa chiarezza:
c’è un voto fortemente populista ed anti-europeo, perché una maggioranza degli
elettori ha votato forze critiche od ostili rispetto alle politiche
dell’Unione; e sono risultati che, tra exploit di Grillo e tenuta di
Berlusconi, promettono incertezza e instabilità, proprio quello che l’Ue e i
mercati paventavano di più.
E pensare
che la Bild ,
questa mattina rivolgeva una preghiera all'elettorato: "Caro
italiano, ti prego risparmiaci il Berlusconi del Bunga Bunga", mentre
Welt, con un velo di sufficienza, affermava: “Gli italiani non hanno voglia di
votare coi piedi bagnati”, spiegando il calo dell'affluenza alle urne dovuto al
maltempo. El Pais, più mediterraneamente comprensivo, scriveva: “Freddo e
disillusione penalizzano la partecipazione”.
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