Solidale e
decisa a venirne fuori. Non dall'Europa, né dall'euro; ma dalla crisi e
dall'incertezza. L’Italia che vorrei (e che spero verrà) sarà una da
Domodossola a Noto, rispetterà gli impegni e darà una spinta alla svolta
dell’Ue per la crescita e l’occupazione. Lavorerà duro e bene, sarà
onesta, penserà ai giovani, premierà il merito, baderà a scuola e sanità.
Soprattutto, non ascolterà le sirene delle false promesse –illusorie e, se
mantenute, disastrose- e di un ritorno al passato, ad antistoriche autarchie e
divisioni.
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