L’Europa del rigore va sempre più stretta
ai cittadini dell’Unione, soprattutto nei Paesi più provati dalla crisi: ci si
aspetta da Bruxelles politiche per la crescita e l’occupazione. Eppure, nel
triangolo delle istituzioni comunitarie, Commissione, Consiglio e Parlamento,
vanno avanti spedite, o quasi, solo le decisioni che rafforzano la governance economica e favoriscono una maggiore integrazione
dell'Eurozona.
C’è il rischio di aumentare lo iato tra Europa e
cittadini, proprio mentre crescono nell’Unione movimenti populisti ed
euro-scettici. E si sfiora il paradosso, quando la Commissione da una
parte propone giri di vite sui bilanci e dall’altra invita gli Stati a
destinare maggiori risorse al welfare, così da allentare le tensioni sociali e
ridurre la povertà, che sta invece crescendo.
Le conseguenze sociali della crisi finanziaria
da cui stiamo forse uscendo - fa notare Laszlo Andor, commissario
all’occupazione - sono state e restano "molto gravi". In Italia, in
particolare, la spesa sociale è insufficiente, gli strumenti
a protezione dei disoccupati sono inadeguati e quelli a sostegno delle famiglie
non aiutano l'inserimento delle donne nel mondo del lavoro. Non stupisce, dunque,
che il numero di poveri sia aumentato di circa 3 punti percentuali nell’ultimo
triennio, dai circa 15 milioni del 2008 agli oltre 17 milioni del 2011: quasi
un terzo della popolazione.
Two Pack – Per il vicepresidente della
Commissione Olli Rehn, liberale, l'accordo fra Consiglio e Parlamento sul
cosiddetto ‘two pack’ migliora governante e integrazione: si tratta di
regolamenti che completano il Patto di Bilancio e un precedente pacchetto di
misure chiamato ‘six pacs’ e che danno all’Esecutivo dell’Ue un potere di
controllo maggiore sulla politica di bilancio dei Paesi dell’euro, tra cui
l’autorità di imporre modifiche alle finanziarie nazionali. E il presidente del Parlamento Martin Schulz dice
che il ‘two pack’ rende l'Unione "più forte di fronte a nuove crisi".
Non che il processo legislativo sia, a questo
punto, completato. Rehn auspica che vada a buon fine in tempi rapidi: il ‘two
pack’ prevede che gli Stati risanino i conti, osservando le raccomandazioni di
Bruxelles, e dovrebbe entrare in vigore "prima della definizione dei bilanci
per il 2014". Come dire che il prossimo bilancio italiano sarà ‘sotto
tutela’.
Il 'two pack' era bloccato da mesi: il Parlamento voleva
inserirvi un 'fondo di redenzione del debito' dove fare confluire le eccedenze
degli Stati da riscattare in 25 anni. L'opposizione della Germania non è stata
vinta: s’è solo delegato a un gruppo di saggi lo studio di fattibilità del
‘fondo’.
Il Parlamento s’è pure voluto sincerare che la stretta sulla
governance tenga conto degli sforzi già fatti dai Paesi e non vada quindi a
gravare su bilanci già falcidiati. E, inoltre, dicono i deputati, "bisogna
evitare che i tagli vadano a scapito di investimenti con potenziale di crescita".
Gli Stati dovranno dettagliare quali investimenti abbiano un potenziale di
crescita e di occupazione, mentre "la riduzione dei deficit dovrà essere
applicata in modo più flessibile in circostanze eccezionali, come pure in fasi di
andamento molto negativo dell'economia".
Investimenti
sociali – Nel giorno dello sblocco dello stallo sul ‘two pack’, il
commissario Andor ha presentato la comunicazione
sugli investimenti sociali finalizzati alla crescita ed alla coesione. Con
essa, la Commissione propone agli
Stati alcuni "orientamenti per perseguire politiche sociali più efficienti
ed efficaci in risposta alle problematiche attuali: gravi difficoltà finanziarie,
aumento della povertà e dell'esclusione sociale", oltre che disoccupazione
giovanile. Un altro problema è
"l'invecchiamento della società e la contrazione della popolazione in età
lavorativa, che mette a prova la sostenibilità e l'adeguatezza dei sistemi
sociali e previdenziali nazionali".
La comunicazione fornisce, inoltre, orientamenti
ai governi su come utilizzare al meglio il sostegno finanziario Ue, in
particolare quello offerto dal Fondo sociale europeo, per centrare gli
obiettivi. La Commissione
controllerà il funzionamento dei sistemi di protezione sociale dei singoli
Stati membri nel contesto del semestre europeo –l’attuale procedura di esame e
verifica dei bilanci nazionali- e formulerà dove opportuno raccomandazioni
specifiche ad uso dei paesi interessati.
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