Come l’uomo di Musil, il 2013 nasce come un anno senza
qualità. Specie se confrontato con l’anno che l’ha preceduto e con quello che
verrà: nel 2012, un trittico di elezioni presidenziali cruciale, Russia,
Francia, Usa, e l’anniversario del Titanic; nel 2014, il rinnovo di tutte le
istituzioni europee e il centenario della Grande Guerra.
Il 2013, invece, una sua fisionomia, almeno per ora, non c’è
l’ha. Ma, anche se nasce senza fanfare, l’Anno Nuovo dell’Unione è già pieno di
novità da spacchettare: ci sarà –è deciso- un altro Stato membro, il 28.o, la
Croazia, che aderirà il 1.o luglio –altro che perdere i pezzi, l’Ue cresce
sempre-; ci sarà –è quasi sicuro, magari prima di uscire dall’inverno-
l’adozione del nuovo quadro finanziario europeo 2014-2020; e ci sarà –è certo- la
progressiva attuazione dell’Unione bancaria e la fine del segreto bancario.
Certo, quello che tutti si augurano di trovare nel 2013 è la
fine della crisi e il ritorno della crescita. Però, non è affatto scontato che
ciò accada. Mario Draghi, presidente della Bce, ha ipotizzato, facendo rapporto
al Parlamento europeo, una “ripresa lenta”. Tranne che in Italia, dove i toni
sono già elettorali, la prudenza sull’uscita dal tunnel prevale, dopo che le
speranze risposte nel 2012 sono andate deluse. Nessuno ci crede fermamente,
magari per scaramanzia. Anzi, molti sarebbero già contenti che l’Anno Nuovo non
sia peggiore di quelli precedenti, com’è puntualmente successo nella galleria
di ‘anni orribili’ post 2008.
E, sull’agenda, restano una successione di appuntamenti
standard e di routine: Vertici, riunioni, scadenze del G20, del G8, dell’Ue,
delle altre organizzazioni regionali. Si comincia presto: 7 e 8 febbraio, i
leader dell’Ue a Bruxelles provano a concludere la trattativa avviata a metà novembre
sulle spese comunitarie. E si finisce il 19 e 20 dicembre, con il Vertice
europeo di fine anno, sempre a Bruxelles.
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