Per la prima volta, oggi, i cittadini cubani hanno potuto
esercitare il diritto di viaggiare all'estero, grazie alla riforma della legge
sull'immigrazione varata dal presidente Raul Castro ed entrata in vigore alla
mezzanotte di domenica 13 gennaio. La nuova legge autorizza i cubani sopra i 18
anni a lasciare il Paese, purché abbiano un passaporto in regola. La riforma dovrebbe
favorire soprattutto i circa due milioni di cubani che vivono all'estero (l'80%
negli Usa) e gli sportivi e i professionisti, che, in passato, spesso
decidevano di non fare ritorno in patria da viaggi oltreconfine.
Fino a ieri, i cubani che volevano recarsi all’estero dovevano
chiedere al governo una autorizzazione e presentare una lettera di invito. Una
volta usciti, potevano restare fuori da Cuba non più di 11 mesi. Altrimenti,
venivano dichiarati definitivamente espatriati, non avevano più possibilità di fare
ritorno in patria e si vedevano confiscare i beni.
La riforma della legge sull’emigrazione era molto attesa
dalla popolazione locale. Ad annunciarla, in televisione, era stato il
colonnello Lamberto Fraga, uno dei responsabili dei servizi d’immigrazione.
Anche i minori potranno lasciare il paese, purché abbiano un’autorizzazione
autenticata dei loro genitori o tutori.
Con questa decisione, cambia ulteriormente la geografia dei
cattivi del Mondo e d’America. E, a una settimana dal proprio insediamento per
il secondo mandato, il presidente Barack Obama si scopre senza più nemici nel
proprio emisfero. Da una parte, le condizioni di salute del presidente
venezuelano Hugo Chavez, che lotta contro il cancro in un ospedale dell’Avana, suggeriscono
di guardare a Caracas con uno sguardo meno ostile e preoccupato, anche se è
difficile capire quali siano davvero le condizioni di Chavez, in una ridda
confusa di notizie contraddittorie. Dall’altra parte, Cuba continua ad
attenuare, sia pure a piccoli passi, la rigidità del regime, mentre Fidel Castro
prosegue il suo lento tramonto.
Altrove, nel Mondo, la giornata è segnata, come capita
spesso, da episodi di guerra e di terrorismo. Nell’Africa sub-sahariana, si
continua a combattere nel Malì: la Francia, intervenuta con raid aerei su
richiesta del governo di Bamako, è appoggiata da Stati Uniti e Gran Bretagna,
che forniscono pure sostegno logistico; mentre si sta approntando una forza africana
con reparti forniti dai Paesi della Cedeao, la Comunità degli Stati dell’Africa
occidentale. Ne faranno parte 600 nigeriani; e Burkina Faso, Niger, Senegal e Togo
forniranno 500 uomini ciascuno e il Benin 300.
Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, riunito in queste ore a
New York, su iniziativa della Francia, discute gli sviluppi della situazione. E
il presidente Usa Barack Obama ha informato il Congresso “dell’appoggio tecnico
molto limitato” dato alle operazioni francesi, anche in Somalia, dove c’è stato
un tentativo, fallito, di liberare un ostaggio, apparentemente un agente
segreto francese, finito nelle mani di terroristi di al Qaida e rimasto ucciso
nel blitz.
A Nord del Sahara, nei Paesi della Primavera islamica, le
tensioni sono forti in Egitto, dove si rifarà il processo al presidente deposto
Hosni Mubarak, e in Tunisia. A due anni esatti dall’inizio dell’insurrezione
che portò alla rimozione del presidente Ben Ali, l’esercito tunisino è
intervenuto a Ben Huerdane, nel sud, vicino al confine con la Libia, dopo una
settimana di scontri tra forze dell’ordine e manifestanti frustrati dai
problemi sociali irrisolti nonostante il successo della ‘rivoluzione’.
E tra domenica e lunedì il terrorismo ha colpito anche in
Pakistan, a Miranshah, una zona tribale e montagnosa lungo la frontiera
afghana: almeno 14 soldati pachistani sono stati uccisi e 25 sono rimasti
feriti dall’esplosione di una bomba. Un’azione forse condotta da talebani o da
al Qaida.
Ma non è stato solo un lunedì di sangue. Ad Allahabad, in
India, centinaia di migliaia di pellegrini indù, guidati da preti nudi e
coperti di cenere, si sono bagnati nel Gance. Li si svolge, ogni 12 anni, un
festival religioso, dove sono attesi circa 100 milioni di fedeli.
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