Scritto per l'Indro lo 08/01/2013
“Mortificante”, per
il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. “Avvilente”, per il ministro
della Giustizia Paola Severino. Pesante come un macigno, sulla coscienza
dell’Italia e di tutti gli italiani. E’ la sentenza, ineccepibile –la Severino
“non se ne stupisce”-, con cui la Corte europea dei diritti dell’uomo condanna
l’Italia perché viola i diritti dei detenuti, costringendoli in celle dove
hanno a disposizione meno di tre metri quadrati ciascuno.
Il giudizio della
Corte di Strasburgo arriva in una giornata in cui l’Italia incassa rimbrotti e
votacci europei su tutti i fronti: la Commissione di Bruxelles critica l’Imu e
ne suggerisce una revisione; e pubblica dati angoscianti sulla disoccupazione giovanile
nel nostro Paese.
E, adesso, c’è il
rischio che la questione di civiltà delle condizioni delle carceri diventi
argomento di campagna elettorale nonostante i moniti in senso contrario del
ministro Severino. Il profluvio di reazioni politiche alla sentenza di
Strasburgo ne sono l’avvisaglia. Salvo poi dimenticare, o trascurare, il
problema, dopo il voto.
Solo
ieri, Newsweek scriveva, sul suo sito, che le statistiche fanno dell'Italia uno
Stato del Terzo Mondo: per il settimanale americano, a fronte di un immenso
patrimonio culturale e della reputazione di settima più grande economia
mondiale, il nostro Paese è, dal punto di vista sociale, paragonabile ad una
nazione in via di sviluppo. A sostegno della tesi, Newsweeck citava
disoccupazione dilagante, violenza domestica devastante, abusi sugli immigrati
e standard di vita da miseria. In quasi tutti gli ambiti, dai diritti delle donne al lavoro dei giovani, continuava il giornale, il
dato italiano è molto al di sotto della media dei Grandi. "Il Paese è
oppresso dalla recessione,
ma il denaro non è l'unico responsabile".
La Corte di
Strasburgo ha dunque condannato l'Italia per trattamento inumano e degradante
di sette detenuti nelle carceri di Busto Arsizio e in quello di Piacenza. La
Corte ha inoltre ingiunto all'Italia di versare loro 100 mila euro di
indennizzo per danni morali. Nella sentenza i giudici invitano l'Italia a porre
rimedio entro un anno al sovraffollamento carcerario, avendo constatato che il
problema è di natura strutturale e non riguarda solo i ricorrenti: la Corte ha
già ricevuto più di 550 ricorsi da altri detenuti che sostengono di essere
tenuti in celle dove non avrebbero più di tre metri quadrati a disposizione,
poco più che stie
I
giudici suggeriscono, quindi, alle autorità italiane di risolvere il problema
del sovraffollamento, anche prevedendo pene alternative; e di dotarsi, entro un
anno, di un sistema di ricorso interno che consenta ai detenuti di rivolgersi
ai tribunali italiani per denunciare le proprie condizioni di vita e di
ottenere un risarcimento per la violazione dei loro diritti.
Con
la sentenza emessa oggi, è la seconda volta che l’Italia viene condannata per
tenere i detenuti in celle troppo piccole, o troppo affollate. La prima
condanna risale al luglio del 2009 e riguardava un detenuto nel carcere di
Rebibbia a Roma. In seguito, l'Italia ha messo a punto il "piano
carceri" che prevede la costruzione di nuovi penitenziari e l'ampliamento
di quelli esistenti oltre che il ricorso a pene alternative al carcere, i cui effetti,
però, non si sono ancora fatti sntire.
La Corte europea dei diritti dell’uomo non ha nessun rapporto con
l’Unione europea. E’ un tribunale internazionale che fa capo al Consiglio d’Europa.
A compongono giudici provenienti da tutti i Paesi che hanno ratificato la
Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo: ad oggi sono 47.
Sig. Gramaglia Giampiero lo sa anche lei che per governare occorrono solo due partiti.Ora basta andare a votare basta a essere preso per i fondelli..
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