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giovedì 17 gennaio 2013

Mali: anche l'Italia va alla guerra (e finisce nel mirino)

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 17/01/2013

L’Italia appoggia l’azione della Francia in Mali “per fermare l’avanzata jihadista”: il ministro della difesa Giampaolo Di Paola lo ripete, dopo un incontro a Roma con il segretario alla Difesa uscente degli Stati Uniti, Leon Panetta. Il ministro degli Esteri Giulio Terzi e lo stesso Di Paola lo avevano già detto in commissione, al Senato, durante un’audizione sulle missioni militari italiane all'estero.

Washington è già al fianco di Parigi, con sostegno politico e supporto logistico. Oggi, a Bruxelles, ci sarà una riunione straordinaria del Consiglio dei Ministri degli Esteri dei 27. Lì, “si avrà un’idea –dice Di Paola- del tipo di azione che l’Europa può condurre e del tipo di assistenza da fornire, secondo le richieste della Francia”.

Nel Mali, intanto, l’esercito francese ha ieri lanciato il primo attacco terrestre contro le postazioni dei ribelli islamici, allargando lo spettro delle operazioni contro i guerriglieri del Nord, che sono affiliati ad al Qaida e che hanno resistito a sei giorni di raid aerei, riuscendo anche pure a compiere azioni beffa contro le forze regolari. In attesa che si formi l’annunciato contingente di Paesi dell’Africa occidentale, la Francia prevede lo spiegamento in Mali di 2500 uomini e prosegue senza sosta i raid aerei. Una trentina di blindati avevano lasciato martedì sera la capitale maliana, diretti verso nord.

Noi, gli Occidentali, lì, che sia l’Afghanistan o il Mali, ci andiamo con l’obiettivo di evitare che loro, i terroristici, portino la guerra qui da noi. Ma, così, va a finire che li rendiamo più determinati a portarci la paura in casa: conseguenza, misure di sicurezza rafforzate e clima da 11 Settembre. E’ il paradosso della lotta contro il terrorismo, che si ripropone dopo l’intervento francese nel Mali. Se la Francia ha già rinforzato il suo piano Vigipirate, Londra e Roma dovranno alzare la guardia.

La guerra in Mali s’inasprisce in un contesto di tensione e di conflitto che si estende senza discontinuità dall'Africa sub-sahariana al Corno d’Africa, a sud-est, e al Nord Africa e all'intero Grande Medio Oriente a nord-est. I terroristi islamici, che restano padroni di fette della Somalia, conducono all’alba un raid nel Sahara contro un campo di estrazione del gas nel sud dell’Algeria, a località In Amenas, sequestrando oltre 40 stranieri e uccidendone due, un francese e un britannico. Un’azione doppiamente punitiva: verso l’Algeria, che favorisce, concedendo il sorvolo aereo, l’azione della Francia nel Mali, e verso gli stranieri che l’appoggiano –nessun italiano, questa volta, fra gli ostaggi-. E il terrorismo è virulento, mercoledì, in Siria –una ventina di vittime-, in Iraq –almeno 35-, in Afghanistan.

In Italia, per il Mali, la Difesa vaglia la possibilità di fornire, o di utilizzare, Predator, cioè aerei senza pilota da sorveglianza e da combattimento, di stanza ad Amendola in provincia di Foggia; o mezzi per il rifornimento in volo dei caccia –i Boeing 767 levatisi da Pratica di Mare anche durante l’intervento in Libia-; o aerei per il trasporto logistico –i C 130-J e i C-27J-; oppure addestratori.

Su un punto Di Paola è stato chiaro: non saranno inviate forze sul terreno, non ci saranno, cioè, militari italiani combattenti nel Mali. Ed è poco probabile la concessione dell’uso delle basi aeree italiane ai mezzi francesi, se non altro per via della distanza dal teatro d’azione.

La preferenza di Hollande andrebbe ai Predator, alcuni dei quali sono attualmente in Afghanistan. Ne esistono di due versioni, la A+, più leggera, e la B, più grossa e con maggiore autonomia. L’Italia potrebbe inoltre fornire 15 militari “al massimo” a una missione di addestramento europea per le forze armate maliane, che finora, nota  il ministro degli Esteri Terzi, “non hanno saputo fare fronte” alla sfida degli islamisti.

Morire per Bamako? Non ci siamo ancora. Ma rischiare per un voto in più?, o in meno? Lì, ci siamo: nel pieno della campagna elettorale, il Mali, il contrasto al terrorismo, l’appoggio alla Francia sono già diventati temi di polemica e terreni di calcolo più che scelte politiche.

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