Il segretario di Stato americano Hillary Clinton è tornata
al lavoro al Dipartimento di Stato, dopo un’assenza di un mese per motivi di
salute, che ha innescato chiacchiere e ipotesi di ogni tipo. L’ufficio stampa
del Dipartimento ha pubblicato una foto della Clinton in riunione con il
proprio staff. Hillary, che nei giorni scorsi aveva lasciato l’ospedale
presbiteriano di New York, dove era ricoverata, dovrebbe partecipare nei
prossimi giorni agli incontri che il presidente dell'Afghanistan Hamid Karzai,
in visita a Washington, avrà con il presidente Obama e con l’Amministrazione
Usa.
Per festeggiarne il ritorno, i suoi collaboratori le hanno
scherzosamente regalato un casco da football americano, da indossare in casa,
quando dovesse dedicarsi ai lavori domestici, e una maglietta con sulle spalle
il numero 112, quello delle missioni all’estero compiute da segretario di
Stato.
La Clinton era assente dalla scena pubblica dal 7 dicembre:
una caduta in casa, un colpo alla testa; un ricovero e la convalescenza; poi,
il 30 dicembre, la scoperta di un grumo di sangue nel cervello e, di nuovo, un
ricovero. Di colpo, Hillary, moglie di Bill, presidente dal 1993 al 2001, poi
senatrice dello Stato di New York e, nel 2008, candidata alla nomination
democratica alla Casa Bianca – Obama la sconfisse dopo un testa a testa incertissimo
– era divenuta una sorta di ‘desaparecida’. E il presidente non attendeva il
suo ritorno alla piena efficienza per annunciare la scelta del successore, John
Kerry, senatore del Massachusetts, candidato democratico alla Casa Bianca nel
2008, un politico esperto e attento ai problemi internazionali, ma un ‘pesce
lesso’ senza carisma né fascino.
L’uscita di Hillary dal team di Obama per il secondo mandato
era stata decisa da tempo ed era già stata annunciata: nessuna sorpresa, dunque, almeno
su questo fronte. Nei prossimi giorni, il via vai fra i collaboratori del
presidente sarà intenso: parecchi intendono lasciare, o dovranno farlo. Fra i
sicuri non confermati, il segretario al Tesoro Timothy Geithner. E oggi stesso
Obama ha riempito due caselle importanti della nuova Amministrazione: l’ex
senatore repubblicano Chuck Hagel è il nuovo capo del Pentagono, mentre il suo
consigliere anti-terrorismo John Brennan va a guidare la Cia, rimasta senza direttore
dopo le dimissioni del generale David Petraeus. Annunciando le sue scelte, il
presidente ha detto: “Loro sanno come proteggere l’America”.
Per molti, l’ex first lady aveva l’ambizione di ripartire,
nel 2015, dopo un biennio di studio e riposo, alla conquista della nomination
democratica alla Casa Bianca. Ma, adesso, le incognite sulla salute di Hillary
gettano un velo sui progetti futuri, del resto mai confermati. E i democratici
dovranno forse inventarsi un battistrada per il 2016, un candidato ‘civetta’
che faccia la corsa in testa.
I repubblicani hanno lo stesso problema. In queste ore, la
loro attenzione pare concentrarsi sull'ex governatore della Florida Jeb Bush, figlio
e fratello di un presidente degli Stati Uniti, tenutosi in disparte nelle
primarie 2012. Secondo il Wall Street Journal, il nome di Jeb, che dei fratelli
Bush era quello destinato a ‘fare politica’, circola con frequenza nei
dibattiti a porte chiuse fra i maggiorenti del partito conservatore, alla
ricerca di una propria anima dopo la sconfitta del 6 novembre. Diventasse
presidente, Jeb sarebbe il primo fratello di un presidente ad essere eletto,
mentre, come figlio, sarebbe il terzo.
Secondo alcuni suoi amici, Jeb Bush "sta valutando
attentamente" la possibilità di scendere in campo nel 2016. I repubblicani
a caccia di un leader non sono però convinti dell’efficacia d’una sua candidatura, segnala sempre il Wall Street
Journal. Se è vero che nessuno ha un nome altrettanto riconoscibile, e che la
sua esperienza e la sua capacità di raccogliere fondi sono ottime credenziali, è
pur vero che molti puntano per il 2016 su personalità meno ‘stagionate’, come il
senatore della Florida Marco Rubio –sarebbe il primo ispanico candidato alla
casa Bianca-, o il governatore della Louisiana Bobby Jindal; o il governatore
del New Jersey Chris Christie, che, per studiare da presidente, avrebbe
rifiutato l’anno scorso la candidatura a ‘vice’.
Una fonte del Wall Street Journal osserva: "Nessun
repubblicano che non si chiamasse Bush ha conquistato la Casa Bianca dopo il 1984” , quasi trent’anni, “un'eternità
in politica". Le elezioni 2012 sono state le prime senza un Bush o un o
una Clinton in lizza dal 1980. E c’è chi non sente il bisogno di tornare
indietro nel 2016.
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