Era stato gioco facile, paventare che la guerra al
terrorismo in Mali si sarebbe allargata, a rischio d’incendiare il Sahara: troppi
i nuclei di jihadisti disseminati su un territorio smisurato, inospitale,
impossibile da controllare. Così, mentre in Mali si continua a combattere,
nell'Algeria confinante finisce in un bagno di sangue il sequestro di
stranieri, una quarantina, sul campo di estrazione di gas della Bp a In Amenas,
nel deserto.
Le forze algerine danno l’assalto con elicotteri ai
rapitori: il quadro è tuttora incerto e confuso, ma quello che è certo è che ne
è nata una carneficina. Secondo fonti dei terroristi, sarebbero stati uccisi 34
ostaggi e 15 guerriglieri su un bus in fuga colpito dagli algerini, mentre
fonti di stampa riferiscono di solo sei vittime. L’azione non si sarebbe ancora
esaurita. Il presidente francese François Hollande definisce la situazione
drammatica; il premier britannico David Cameron segnala che Londra non sarebbe
stata avvertita delle intenzioni di Algeri, la Casa Bianca segue l’evoluzione
con preoccupazione.
La situazione in Algeria precipita proprio mentre i ministri
degli esteri dei 27 dell’Ue si riuniscono a Bruxelles per parlare di Mali,
dove, la scorsa settimana, la Francia ha lanciato, su sollecitazione del governo
di Bamako, un’azione per arrestare l’avanzata degli estremisti integralisti, già
padroni del Nord, verso il Sud. I ministri danno via libera a una missione
europea di addestramento dell’esercito del Mali. Gli italiani saranno presenti
con 24 uomini massimo, su un totale di 450 massimo, di cui 200 istruttori:
costo complessivo, 12,3 milioni di euro; mandato iniziale, 15 mesi. Si sa che il
quartier generale della missione europea sarà Bamako, ma che l’addestramento
avverrà nel sud del Paese. Escluso il coinvolgimento in operazioni militari.
A lavori conclusi, il ministro degli esteri Giulio Terzi
spiega che il supporto logistico europeo e italiano all'azione della Francia
“non sarà in nessun modo un intervento militare diretto”, perché “non è
previsto nessuno spiegamento di forze italiane nel teatro operativo”. Sul piano
politico, l’Italia dà “una valutazione positiva dell'azione della comunità
internazionale nel suo insieme”, espressa dalla risoluzione 2085 del Consiglio
di Sicurezza dell’Onu e dalla dichiarazione unanime dello stesso Consiglio,
comprese Russia e Cina, che rivolge un appello “perché tutti i Paesi sostengano
il governo maliano nel contrasto alle forze terroristiche”.
E’ evidente la sproporzione tra conflitto maliano e massacro
algerino, da una parte, e lo ‘sforzo’ europeo concordato e annunciato,
dall'altra. Si ha la sensazione che l’Unione e, più in generale, la comunità
internazionale non fossero preparati al repentino peggioramento della
situazione nell'Africa sub-sahariana e all'allargamento del conflitto con
propaggini dal Nord Africa al Corno d’Africa e ripercussioni in tutto il Grande
Medio Oriente. E i riflessi dello scontro potrebbero riverberare anche sul
territorio europeo, dove le misure di sicurezza anti-terrorismo vengono ovunque
rafforzate.
“Come la mitica Idra, il mostro del terrorismo islamico
sembra avere molte teste –scrive sull’ANSA Diego Minuti-, ciascuna con una vita
ed un percorso autonomo, ma che nascono tutte dal medesimo corpo: gli islamici
che, negli Anni Novanta, insanguinarono l'Algeria dopo che l'esercito aveva loro
bloccato con le armi l’ascesa al potere dopo le elezioni”.
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