Scritto per l'Indro il 31/01/2013
Missione europea del premier Monti, molto
probabilmente la penultima del suo mandato. Ma, come già accaduto la scorsa
settimana al Forum economico mondiale di Davos, quando Monti si muove, di
questi tempi, non viaggiano più in due, come era prima, il premier e il
professore, ma in tre, perché parte pure il candidato. Così, tappe, incontri,
dichiarazioni creano un intreccio di significati, teorici, amministrativi e
politici.
Ieri e stamane a Bruxelles, poi oggi a
Berlino, il presidente del Consiglio italiano ha ufficialmente preparato il
Vertice europeo della prossima settimana, il 7 e l’8, quando i capi di Stato o
di governo dei 27 riprenderanno, e
dovrebbero condurre a termine, la discussione sulle prospettive finanziarie a
medio termine dell’Unione europea: si tratta di decidere, in sostanza, quanti
soldi e come e dove l’Ue potrà spendere dal 2014 al 2020.
Il negoziato rimase in sospeso lo scorso
novembre, quando il Vertice si chiuse con un nulla di fatto e un rinvio
stra-annunciato a del tutto prevedibile, al punto che non s’era capito perché
quel Vertice dovesse proprio farsi. Rispetto alle posizioni allora raggiunte,
l’Italia cerca adesso di recuperare qualche miliardo di euro: si tratta di
ridurre i tagli previsti alle politiche agricola e di coesione rispetto alle
proposte di partenza della Commissione europea. La bozza di compromesso
elaborata dal presidente del Consiglio europeo Herman van Rompuy, che prevede
poco più di 1000 miliardi di spesa in sette anni, dovrà però essere
ulteriormente limata, sotto la spinta dei campioni del rigore.
Monti ne ha parlato con Van Rompuy, dopo
averne già discusso ieri con Manuel Barroso, presidente della Commissione
europea. Stesso tema con la cancelliera
tedesca Angela Merkel, che, per una volta, non è la capofila del ‘partito dei
tagli’: meno di lei, vuole spendere per l’Unione David Cameron, il premier
britannico. Alla Merkel, Monti ha ricordato che il bilancio dell’Ue deve essere
proporzionato ed equo, ha detto che l’Italia ha già pagato più di quanto non fosse
giustificato – il nostro Paese è un contribuente netto – e che ci vuole una
riforma del sistema dei rimborsi e degli sconti, di cui beneficia soprattutto
la Gran Bretagna.
A Bruxelles, il colloquio tra Monti e Van Rompuy è stato piuttosto lungo, circa due ore. Nonostante
ciò, il premier, all’uscita, si è limitato a constatare che “il colloquio è
andato bene”. Evidente, ieri e oggi, specie dopo le recenti polemiche su una
sortita anti-Berlusconi di Olli Rehn, vice-presidente dell’Esecutivo
comunitario, il desiderio degli interlocutori del premier di non farsi
risucchiare nelle beghe italiche.
Se il bilancio quadro per i sette anni dal
2014 al 2020 supera di poco i 1000 miliardi, gli accordi si giocano su pochi
‘spiccioli’. Nella bozza Van Rompuy del novembre 2012, ricorda su EurActiv
Giuseppe Latour, Pac e coesione subivano
taglio per circa 55 miliardi rispetto alle proposte di partenza della
Commissione, facendone perdere una decina all’Italia. L’ultimo tentativo di
accordo prevede che la limatura si riduca, a detrimento di altre voci: in tal
modo Roma potrebbe recuperare circa tre miliardi.
Un passo nella giusta direzione, secondo Monti, ma non ancora abbastanza. L’obiettivo è recuperare almeno un paio di miliardi ancora tra Pac e coesione.
Sulla strada del Vertice,restano però
diverse altre incognite. La presidenza di turno irlandese si dice ottimista e
fa sapere che “le indicazioni sono positive”. Ma Berlino e Londra sono
ancora perplesse perché volevano un taglio di 100 miliardi rispetto alla bozza
Van Rompuy. Il presidente pare, invece, orientato a recuperarne solo una
ventina nelle pieghe del bilancio:
non è detto che bastino.
E poi c’è il Parlamento europeo, che dovrà ratificare l’accordo dopo il
varo. Gli eurodeputati hanno già fatto sapere
di non essere disposti a scendere sotto la quota indicata dall'Esecutivo comunitario: 1.031 miliardi
di euro. E visto che, presumibilmente, i 27 chiuderanno a una quota inferiore,
resta da capire quel che deciderà di fare l’assemblea.
Nella tappa bruxellese della sua missione,
Monti ha anche dovuto spiegare alla Commissione che cosa sta accadendo intorno
alla Banca del Monte dei Paschi di Siena e, in questo contesto, ha sostenuto
che il progetto del completamento dell’unione bancaria è fondamentale.
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