L’intervento francese nel Malì ha impresso una svolta al
conflitto sub-sahariano: l’esercito regolare del presidente Traoré, appoggiato
dalle forze francesi, ha ripreso il controllo completo della città di Konna,
nel centro del Paese, dopo violenti scontri che hanno provocato “un centinaio
di perdite” fra i combattenti islamici scesi dal Nord. Lo indica lo stato
maggiore di Bamako.
Ma, oltre che sul terreno, l’intervento francese rischia di
avere contraccolpi sulla sicurezza interna e pure sulla diplomazia
internazionale. Al termine di una riunione del Consiglio di Difesa nazionale,
il presidente François Hollande ha disposto l’immediato “rafforzamento delle
misure antiterrorismo del piano Vigipirate”. I fatti di Marsiglia, l’anno
scorso, e l’esecuzione a Parigi di tre attiviste curde questa settimana hanno
mostrato la vulnerabilità della Francia ad azioni terroristiche.
Sul piano diplomatico, l’impatto negativo del colpo di mano
francese è attenuato dalla condivisione della preoccupazione, sia in Occidente
che in Africa, per l’avanzata in Mali delle forze integraliste, che controllano
da tempo il Nord e che stavano avanzando verso il Sud. Numerosi Paesi africani,
anche l’Algeria, hanno espresso il loro sostegno all’azione francese. E
Washington è con Hollande, contro “l’aggressione di terroristi di cui tutti
conoscono la brutalità e il fanatismo”.
Dalla Russia, l’unica nota discorde: Mosca ricorda che le
operazioni militari internazionali sono legittime solo se decise dall’Onu. E,
venerdì, la Francia aveva chiesto al Consiglio di Sicurezza dell’Onu
d’accelerare l’attuazione della risoluzione 2085, approvata il 20 dicembre e
che autorizza lo schieramento di una forza internazionale di sostegno al Malì (Misma).
Giovedì, i ribelli jihadisti, dopo uno scontro armato con i
militari, avevano conquistato Konna. Quella sera, a Bamako, l'inviato speciale
dell'Onu per il Sahel, l’ex premier italiano Romano Prodi, dopo avere
incontrato il presidente a interim Daoncounda Traorè, aveva detto che l'avanzata
verso sud degli integralisti è "oggetto d’una preoccupazione condivisa dal
mondo politico e diplomatico".
La Francia, comunque, ha una tradizione da ‘gendarme’ delle
sue ex colonie, quale che sia il colore del presidente all’Eliseo, di destra o
socialista. Così com’è abitudine francese cercare di liberare cittadini
francesi sequestrati e tenuti in ostaggio all’estero. Ieri, però, un tentativo
di recuperare e riportare in patria Denis Allex, , rapito in Somalia il 14 luglio 2009 dagli integralisti di
al Shabaab, è andato male: l’ostaggio, un agente dei servizi segreti, è stato ucciso, non è chiaro da chi e
come; ci sono state altre vittime. Raid del genere erano stati tentati in passato, con esiti talora tragici,
ancora in Somalia e pure tra Mauritania e Malì e nel Niger.
Sul piano
militare, nel Malì, l’intervento francese denominato ‘Serval’, Gattopardo, è stato efficace
bloccando, almeno nell’immediata, l’avanzata verso Sud degli integralisti e
infliggendo loro severe perdite. Lo ha detto il presidente Hollande, spiegando
che operazione ‘Serval’ “ha come solo scopo la lotta contro il terrorismo”. E, mentre
Traoré ringraziava Holland, i Paesi della Cedeao, la Comunità dell’Africa
occidentale, accelerano i preparativi per schierare la Misma: una forza di
oltre 3.300 uomini. Burkina Faso e Niger ne hanno promessi 500 ciascuno, la
Nigeria potrebbe mandarne 600.
Ieri come già
venerdì, l’aviazione francese ha colpito colonne di ‘tecniche’ degli islamisti
–i pick up con sopra montati pezzi d’artiglieria leggera-, ha detto il ministro
della difesa Jean-Yves Le Drian: sono stati impiegati Mirage2000 e Mirage F1 di
stanza a N’Djamena, nel Ciad. Venerdì, in un raid di elicotteri contro “una
colonna terrorista”, un ufficiale francese era stato ferito a morte.
Il contrattacco
è partito da Savaré, il più importante aeroporto del Centro del Malì, a sud di
Konna, dove testimoni oculari citati dalla Afp riferiscono di avere visto
“decine di cadaveri di uomini con tuniche arabe e turbanti”. Unità francesi
sono state inviate pure a Bamako, per garantire la sicurezza dei circa 6.00
francesi che vi vivono.
La situazione è
precipitata questa settimana, alla ripresa dei combattimenti dopo una fase di
stallo. Konna, 700 km
a nord di Bamako, era caduta giovedì nelle mani degli jihadisti. Il Nord del
Malì, vasta regione desertica, con centri come Timbuctu, Gao e Kidal, è
considerata, dall’aprile del 2012, una sorta di santuario dei gruppi islamisti,
specialmente Aqmi, cioè al Qaida nel Maghreb, che vi detiene otto ostaggi
francesi.
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