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domenica 13 gennaio 2013

Malì: la Francia 'gattopardo' fa il gendarme nel Sahara islamico

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 16/01/2013

L’intervento francese nel Malì ha impresso una svolta al conflitto sub-sahariano: l’esercito regolare del presidente Traoré, appoggiato dalle forze francesi, ha ripreso il controllo completo della città di Konna, nel centro del Paese, dopo violenti scontri che hanno provocato “un centinaio di perdite” fra i combattenti islamici scesi dal Nord. Lo indica lo stato maggiore di Bamako.

Ma, oltre che sul terreno, l’intervento francese rischia di avere contraccolpi sulla sicurezza interna e pure sulla diplomazia internazionale. Al termine di una riunione del Consiglio di Difesa nazionale, il presidente François Hollande ha disposto l’immediato “rafforzamento delle misure antiterrorismo del piano Vigipirate”. I fatti di Marsiglia, l’anno scorso, e l’esecuzione a Parigi di tre attiviste curde questa settimana hanno mostrato la vulnerabilità della Francia ad azioni terroristiche.

Sul piano diplomatico, l’impatto negativo del colpo di mano francese è attenuato dalla condivisione della preoccupazione, sia in Occidente che in Africa, per l’avanzata in Mali delle forze integraliste, che controllano da tempo il Nord e che stavano avanzando verso il Sud. Numerosi Paesi africani, anche l’Algeria, hanno espresso il loro sostegno all’azione francese. E Washington è con Hollande, contro “l’aggressione di terroristi di cui tutti conoscono la brutalità e il fanatismo”.

Dalla Russia, l’unica nota discorde: Mosca ricorda che le operazioni militari internazionali sono legittime solo se decise dall’Onu. E, venerdì, la Francia aveva chiesto al Consiglio di Sicurezza dell’Onu d’accelerare l’attuazione della risoluzione 2085, approvata il 20 dicembre e che autorizza lo schieramento di una forza internazionale di sostegno al Malì (Misma).

Giovedì, i ribelli jihadisti, dopo uno scontro armato con i militari, avevano conquistato Konna. Quella sera, a Bamako, l'inviato speciale dell'Onu per il Sahel, l’ex premier italiano Romano Prodi, dopo avere incontrato il presidente a interim Daoncounda Traorè, aveva detto che l'avanzata verso sud degli integralisti è "oggetto d’una preoccupazione condivisa dal mondo politico e diplomatico".

La Francia, comunque, ha una tradizione da ‘gendarme’ delle sue ex colonie, quale che sia il colore del presidente all’Eliseo, di destra o socialista. Così com’è abitudine francese cercare di liberare cittadini francesi sequestrati e tenuti in ostaggio all’estero. Ieri, però, un tentativo di recuperare e riportare in patria Denis Allex, , rapito in Somalia il 14 luglio 2009 dagli integralisti di al Shabaab, è andato male: l’ostaggio, un agente dei servizi segreti, è stato ucciso, non è chiaro da chi e come; ci sono state altre vittime. Raid del genere erano stati tentati in passato, con esiti talora tragici, ancora in Somalia e pure tra Mauritania e Malì e nel Niger.

Sul piano militare, nel Malì, l’intervento francese denominato ‘Serval’, Gattopardo, è stato efficace bloccando, almeno nell’immediata, l’avanzata verso Sud degli integralisti e infliggendo loro severe perdite. Lo ha detto il presidente Hollande, spiegando che operazione ‘Serval’ “ha come solo scopo la lotta contro il terrorismo”. E, mentre Traoré ringraziava Holland, i Paesi della Cedeao, la Comunità dell’Africa occidentale, accelerano i preparativi per schierare la Misma: una forza di oltre 3.300 uomini. Burkina Faso e Niger ne hanno promessi 500 ciascuno, la Nigeria potrebbe mandarne 600.

Ieri come già venerdì, l’aviazione francese ha colpito colonne di ‘tecniche’ degli islamisti –i pick up con sopra montati pezzi d’artiglieria leggera-, ha detto il ministro della difesa Jean-Yves Le Drian: sono stati impiegati Mirage2000 e Mirage F1 di stanza a N’Djamena, nel Ciad. Venerdì, in un raid di elicotteri contro “una colonna terrorista”, un ufficiale francese era stato ferito a morte.

Il contrattacco è partito da Savaré, il più importante aeroporto del Centro del Malì, a sud di Konna, dove testimoni oculari citati dalla Afp riferiscono di avere visto “decine di cadaveri di uomini con tuniche arabe e turbanti”. Unità francesi sono state inviate pure a Bamako, per garantire la sicurezza dei circa 6.00 francesi che vi vivono.

La situazione è precipitata questa settimana, alla ripresa dei combattimenti dopo una fase di stallo. Konna, 700 km a nord di Bamako, era caduta giovedì nelle mani degli jihadisti. Il Nord del Malì, vasta regione desertica, con centri come Timbuctu, Gao e Kidal, è considerata, dall’aprile del 2012, una sorta di santuario dei gruppi islamisti, specialmente Aqmi, cioè al Qaida nel Maghreb, che vi detiene otto ostaggi francesi.

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