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giovedì 10 gennaio 2013

Il Punto: mondo patchwork, terrore, pace e guerra, ascesa e declino

Scritto per l'Indro il 10/01/2013

Un’azione terroristica turba Parigi: tre attiviste curde, fra cui una delle fondatrici del gruppo ribelle Pkk, sono state uccise  la scorsa notte. La triplice esecuzione suscita orrore in Francia e viene pure condannata in Turchia dalle autorità politiche, che stanno cercando di negoziare un accordo di pace coi curdi. Emigrati e difensori dei diritti umani hanno affollato la via della strage, a Parigi, chiedendo giustizia.

La triplice esecuzione delle attiviste curde è uno dei fatti di cronaca salienti di una giornata internazionale intessuta di numerose vicende, nessuna delle quali dominante sulle altre. Oggi più che altre volte, il Mondo è un patchwork di notizie. Il minimo comune denominatore di tutto l’emisfero boreale, il nostro, è l’ondata di influenza: negli Stati Uniti, una vera e propria epidemia, che pare avere a Boston il proprio epicentro.

Chavez e Obama - Malato di cancro, degente dopo un’operazione, il presidente venezuelano Hugo Chavez è rimasto nel suo letto d’ospedale a Cuba, mentre i suoi sostenitori manifestavano in suo onore in tutto il Venezuela nel giorno in cui avrebbe dovuto giurare e insediarsi per un nuovo mandato si sei anni.

Mentre il Venezuela vive nell’incertezza di un vuoto di potere istituzionale e l’opposizione sollecita nuove elezioni, di fronte all’incapacità del presidente di assumere l’incarico, a Washington il presidente Usa Barack Obama prosegue il rimpasto della propria Amministrazione in vista dell’avvio, lunedì prossimo, il 21 gennaio, del suo secondo mandato.

Dopo avere scelto i nuovi responsabili degli esteri, John Kerry, e della difesa, Chuck Hagel, Obama ha oggi sostituito il responsabile del Tesoro Timothy Geithner con l’attuale capo dello staff della Casa Bianca Jack Lew, un esperto di problemi di bilancio, formatosi alla scuola dei segretari al tesoro delle presidente Clinton, Rubin e Summers.

Intanto il vice di Obama, Joe Biden, incontra les lobbies delle armi e il gigante della distribuzione Walmart, chiudendo i colloqui avviati dopo la strage di dicembre alla scuola di Newton, nel Connecticut. Ma non c’è accordo su come limitare la vendita delle armi e la Casa Bianca starebbe pensano a un decreto.

Siria e palestinesi, guerra e pace - L’emissario dell’Onu per la Siria, Lakhdar Brahimi, pare ora orientato a negare al presidente Bashar al-Assad un ruolo nel governo di transizione che dovrebbe avviare a conclusione la guerra civile, che continua a fare decine di vittime ogni giorni. Le Nazioni Unite non sono mai andate così vicine, finora, a una formale richiesta al contestato presidente di lasciare l’incarico. Nei giorni scorsi, Usa e Russia parevano d’accordo su una formula di transizione che permettesse ad al-Assad di portare a termine il proprio mandato, nel 2014.

Un’altra tessera del puzzle mediorientale sembra, invece, potere andare a posto. I leader delle due principali fazioni palestinesi, Hamas, che ha il controllo della striscia di Gaza, e Fatah, che controlla Ramallah e i Territori, hanno accettato di incontrarsi e di discutere come tradurre in pratica il patto di riconciliazione, anche se non è chiaro se i colloqui andranno a buon fine.

In Israele, invece, l’esplosione di una bomba a Tel Aviv fa temere un attacco del terrorismo. Invece, si trattava di un regolamento di conti fra gang: sette i feriti, nei pressi del ministero della difesa.

Dal Kenya all’Afghanistan - In Kenya, la violenza politica, in vista delle imminenti elezioni, causa una decina di vittime, quando uomini armati danno alle fiamme case nella zona del Fiume Tana. E, sempre in Africa, la fascia sub-sahariana, la Nigeria, il Congo sono teatro di quotidiane atrocità.

E a Kabul i parlamentari afghani denunciano il rischio che il Paese cada in preda alla guerra civile, se gli Stati Uniti e i loro alleati manterranno il proposito di ritirare tutte le truppe dal paese entro il 2014.

Presidenza irlandese –Nell’Unione europea, il calcio d’avvio ufficiale a Dublino del semestre di presidenza di turno irlandese del Consiglio dei Ministri dell’Ue coincide con una raffica di dichiarazioni economiche. A Bruxelles e a Francoforte, sono protagonisti il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker, premier lussemburghese, alla sua ultima audizione in quel ruolo di fronte alla commissione economico-finanziaria del Parlamento europeo, e il presidente della Bce, Mario Draghi. Juncker stupisce tutti, facendo il rosso e il femminista, mentre Draghi, dopo la riunione del Board, che lascia i tassi inalterati,  ribadisce che l’inflazione è sotto controllo e che la ripresa non è imminente e sarà lenta: potrebbe arrivare tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014. Un po’ poco per essere ottimisti, ma non c’è di meglio cui aggrapparsi.

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