Un’azione terroristica turba Parigi: tre attiviste curde,
fra cui una delle fondatrici del gruppo ribelle Pkk, sono state uccise la scorsa notte. La triplice esecuzione
suscita orrore in Francia e viene pure condannata in Turchia dalle autorità
politiche, che stanno cercando di negoziare un accordo di pace coi curdi.
Emigrati e difensori dei diritti umani hanno affollato la via della strage, a
Parigi, chiedendo giustizia.
La triplice esecuzione delle attiviste curde è uno dei fatti
di cronaca salienti di una giornata internazionale intessuta di numerose
vicende, nessuna delle quali dominante sulle altre. Oggi più che altre volte,
il Mondo è un patchwork di notizie. Il minimo comune denominatore di tutto
l’emisfero boreale, il nostro, è l’ondata di influenza: negli Stati Uniti, una
vera e propria epidemia, che pare avere a Boston il proprio epicentro.
Chavez e Obama -
Malato di cancro, degente dopo un’operazione, il presidente venezuelano Hugo
Chavez è rimasto nel suo letto d’ospedale a Cuba, mentre i suoi sostenitori
manifestavano in suo onore in tutto il Venezuela nel giorno in cui avrebbe
dovuto giurare e insediarsi per un nuovo mandato si sei anni.
Mentre il Venezuela vive nell’incertezza di un vuoto di
potere istituzionale e l’opposizione sollecita nuove elezioni, di fronte
all’incapacità del presidente di assumere l’incarico, a Washington il
presidente Usa Barack Obama prosegue il rimpasto della propria Amministrazione
in vista dell’avvio, lunedì prossimo, il 21 gennaio, del suo secondo mandato.
Dopo avere scelto i nuovi responsabili degli esteri, John
Kerry, e della difesa, Chuck Hagel, Obama ha oggi sostituito il responsabile
del Tesoro Timothy Geithner con l’attuale capo dello staff della Casa Bianca
Jack Lew, un esperto di problemi di bilancio, formatosi alla scuola dei
segretari al tesoro delle presidente Clinton, Rubin e Summers.
Intanto il vice di Obama, Joe Biden, incontra les lobbies
delle armi e il gigante della distribuzione Walmart, chiudendo i colloqui
avviati dopo la strage di dicembre alla scuola di Newton, nel Connecticut. Ma
non c’è accordo su come limitare la vendita delle armi e la Casa Bianca
starebbe pensano a un decreto.
Siria e palestinesi,
guerra e pace - L’emissario dell’Onu per la Siria, Lakhdar Brahimi, pare
ora orientato a negare al presidente Bashar al-Assad un ruolo nel governo di
transizione che dovrebbe avviare a conclusione la guerra civile, che continua a
fare decine di vittime ogni giorni. Le Nazioni Unite non sono mai andate così
vicine, finora, a una formale richiesta al contestato presidente di lasciare l’incarico.
Nei giorni scorsi, Usa e Russia parevano d’accordo su una formula di
transizione che permettesse ad al-Assad di portare a termine il proprio
mandato, nel 2014.
Un’altra tessera del puzzle mediorientale sembra, invece, potere
andare a posto. I leader delle due principali fazioni palestinesi, Hamas, che
ha il controllo della striscia di Gaza, e Fatah, che controlla Ramallah e i
Territori, hanno accettato di incontrarsi e di discutere come tradurre in
pratica il patto di riconciliazione, anche se non è chiaro se i colloqui
andranno a buon fine.
In Israele, invece, l’esplosione di una bomba a Tel Aviv fa
temere un attacco del terrorismo. Invece, si trattava di un regolamento di
conti fra gang: sette i feriti, nei pressi del ministero della difesa.
Dal Kenya
all’Afghanistan - In Kenya, la violenza politica, in vista delle imminenti elezioni,
causa una decina di vittime, quando uomini armati danno alle fiamme case nella
zona del Fiume Tana. E, sempre in Africa, la fascia sub-sahariana, la Nigeria,
il Congo sono teatro di quotidiane atrocità.
E a Kabul i parlamentari afghani denunciano il rischio che
il Paese cada in preda alla guerra civile, se gli Stati Uniti e i loro alleati
manterranno il proposito di ritirare tutte le truppe dal paese entro il 2014.
Presidenza irlandese
–Nell’Unione europea, il calcio d’avvio ufficiale a Dublino del semestre di
presidenza di turno irlandese del Consiglio dei Ministri dell’Ue coincide con
una raffica di dichiarazioni economiche. A Bruxelles e a Francoforte, sono
protagonisti il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker, premier
lussemburghese, alla sua ultima audizione in quel ruolo di fronte alla
commissione economico-finanziaria del Parlamento europeo, e il presidente della
Bce, Mario Draghi. Juncker stupisce tutti, facendo il rosso e il femminista,
mentre Draghi, dopo la riunione del Board, che lascia i tassi inalterati, ribadisce che l’inflazione è sotto controllo
e che la ripresa non è imminente e sarà lenta: potrebbe arrivare tra la fine
del 2013 e l’inizio del 2014. Un po’ poco per essere ottimisti, ma non c’è di
meglio cui aggrapparsi.
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