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giovedì 24 gennaio 2013

Italia 2013: Monti a Davos si fa in tre, prof, premier e candidato

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 24/01/2013
Il World Economic Forum di Davos è uno di quei posti dove non succede assolutamente nulla, valanghe di parole a parte, ma dove un sacco di persone vogliono esserci e, soprattutto, essere viste. Anche i Mario Monti, il professore, il premier, e pure il candidato, sentono il rischiamo del Forum. Il professore arriva e dice, dati alla mano, di essere fiducioso sul futuro dell’Italia: promuove l’azione della Bce, ma chiosa che senza i sacrifici dell’Italia salvare l’euro sarebbe stato più difficile per Mario Draghi. Il premier racconta, per l’ennesima volta, che il clima nei confronti dell’Italia è cambiato nei consessi internazionali , che “c’è più rispetto”. E il candidato annuncia che, se e quando tornerà al governo, rafforzerà la legge contro la corruzione e continuerà sulla via del rigore e della riduzione del debito, ma senza più mettere nuove tasse.
E il candidato prende il sopravvento: “La disoccupazione è intollerabile –dice-. I giovani che la subiscono sono vittime dei governi precedenti, impegnati in promesse elettorali che non potevano mantenere”. Ma dall’Italia PierLuigi Bersani lo richiama alle sue responsabilità: “Il premier pensi agli esodati che ha creato”, ché quel pasticcio va tutto ascritto alla premiata ditta Monti & Fornero. E Bersani aggiunge: “Né Berlusconi il miliardario né Monti il tecnico possono risolvere la grave situazione sociale”. Proprio mentre l’Fmi taglia le stime di crescita dell’Italia: nel 2013, il Pil si contrarrà ancora dell’1%, altro che “luce al fondo del tunnel”.
Su quanto valgano le analisi e le promesse di Davos, ci scherza su Der Spiegel, in un articolo dal titolo un po’ cimiteriale: “I condannati a morte vivono più a lungo e questo vale anche per la zona euro”. Nell’edizione online, il settimanale tedesco ricorda che, un anno fa, molti economisti avevano predetto un “rapido collasso” della moneta europea. E, invece, la zona euro è ancora vegeta e integra. Per il Forum 2013, il motto è 'Dinamismo resistente', che, commenta  il giornale, "si può semplicemente tradurre con l'espressione: Urrà, siamo ancora vivi!".
Sui titoli, quelli di Davos sono davvero super. L’intervento di Monti, che apre la sessione plenaria –il suo è il primo dei cinque ‘special addresses’ di questa edizione: gli altri li pronunceranno Cameron e la Merkel, Medvedev e la Lagarde-, s’intitola ‘leading against the odds’. Che, a volerlo tradurre, può diventare ‘governare nonostante tutto’, ma anche ‘indicare la strada contro le avversità’, o ancora ‘essere in testa contro ogni pronostico’; e che, in realtà, vuole dire un po’ tutte queste cose.
Monti arriva a Davos nella tarda mattinata ed entra subito nel tourbillon: due incontri a porte chiuse, un ‘business interaction group’ sull’Italia e un dibattito dell’International Business Council sulla competitività europea; poi c’è il discorso d’apertura della sessione plenaria. In serata, una cena, cui il padrone di casa Klaus Schwab invita capi di Stato e di governo –nella lista, Cameron e la Merkel, un mini-vertice europeo- e leader delle organizzazioni internazionali.
Oggi, Monti ha un breakfast con gli italiani al Forum, quindil’incontro informale dei leader economici mondiali sulla ‘rinascita europea’; e, a seguire, una sessione aperta sulla crisi europea, con sparring partner il premier irlandese Enda Kenny, presidente di turno del Consiglio dell’Ue, e il premier olandese Mark Rutte, un falco sulla spalla della Merkel. Infine, altri due incontri europei e, dopo 28 ore ‘svizzere’, il rientro in Italia.
Più interessante quello che si dice a porte chiuse che i discorsi pubblici; e più interessanti i colloqui a margine dei dibattiti programmati. A Monti, questo genere di appuntamenti internazionali piace: l’aveva già mostrato in estate, andando per un incontro del genere fin sulle Montagne Rocciose, negli Stati Uniti.
Alcuni degli economisti che nel 2012 avevano predetto il crollo dell’euro ammettono ora l'errore. Il premio Nobel Paul Krugman, per esempio, che aveva preannunciato un'incombente apocalisse, riconosce: "L'Europa mi ha sorpreso per la sua resistenza politica". Willem Buiter, capo economista di Citigroup, che aveva annunciato scenari catastrofici per i paesi della moneta unica, difende, invece, la sua previsione, anche se rimandata nel tempo e con minore probabilità –a meno che, commenta Der Spiegel, in Italia non torni Berlusconi-.

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