Il World Economic Forum di Davos è uno di quei posti dove
non succede assolutamente nulla, valanghe di parole a parte, ma dove un sacco
di persone vogliono esserci e, soprattutto, essere viste. Anche i Mario Monti,
il professore, il premier, e pure il candidato, sentono il rischiamo del Forum.
Il professore arriva e dice, dati alla mano, di essere fiducioso sul futuro
dell’Italia: promuove l’azione della Bce, ma chiosa che senza i sacrifici
dell’Italia salvare l’euro sarebbe stato più difficile per Mario Draghi. Il
premier racconta, per l’ennesima volta, che il clima nei confronti dell’Italia
è cambiato nei consessi internazionali , che “c’è più rispetto”. E il candidato
annuncia che, se e quando tornerà al governo, rafforzerà la legge contro la
corruzione e continuerà sulla via del rigore e della riduzione del debito, ma
senza più mettere nuove tasse.
E il candidato prende il sopravvento: “La disoccupazione
è intollerabile –dice-. I giovani che la subiscono sono vittime dei governi
precedenti, impegnati in promesse elettorali che non potevano mantenere”. Ma
dall’Italia PierLuigi Bersani lo richiama alle sue responsabilità: “Il premier
pensi agli esodati che ha creato”, ché quel pasticcio va tutto ascritto alla
premiata ditta Monti & Fornero. E Bersani aggiunge: “Né Berlusconi il
miliardario né Monti il tecnico possono risolvere la grave situazione sociale”.
Proprio mentre l’Fmi taglia le stime di crescita dell’Italia: nel 2013, il Pil
si contrarrà ancora dell’1%, altro che “luce al fondo del tunnel”.
Su quanto valgano le analisi e le promesse di Davos, ci
scherza su Der Spiegel, in un articolo dal titolo un po’ cimiteriale: “I
condannati a morte vivono più a
lungo e questo vale anche per la zona euro”. Nell’edizione online, il
settimanale tedesco ricorda che, un anno fa, molti economisti avevano predetto
un “rapido collasso” della moneta europea. E, invece, la zona euro è ancora vegeta
e integra. Per il Forum 2013, il motto è 'Dinamismo resistente', che,
commenta il giornale, "si può semplicemente tradurre con
l'espressione: Urrà, siamo
ancora vivi!".
Sui titoli, quelli di Davos sono davvero super.
L’intervento di Monti, che apre la sessione plenaria –il suo è il primo dei
cinque ‘special addresses’ di questa edizione: gli altri li pronunceranno
Cameron e la Merkel, Medvedev e la Lagarde-, s’intitola ‘leading against the
odds’. Che, a volerlo tradurre, può diventare ‘governare nonostante tutto’, ma
anche ‘indicare la strada contro le avversità’, o ancora ‘essere in testa
contro ogni pronostico’; e che, in realtà, vuole dire un po’ tutte queste cose.
Monti arriva a Davos nella tarda mattinata ed entra
subito nel tourbillon: due incontri a porte chiuse, un ‘business interaction
group’ sull’Italia e un dibattito dell’International Business Council sulla
competitività europea; poi c’è il discorso d’apertura della sessione plenaria.
In serata, una cena, cui il padrone di casa Klaus Schwab invita capi di Stato e
di governo –nella lista, Cameron e la Merkel, un mini-vertice europeo- e leader
delle organizzazioni internazionali.
Oggi, Monti ha un breakfast con gli italiani al Forum,
quindil’incontro informale dei leader economici mondiali sulla ‘rinascita
europea’; e, a seguire, una sessione aperta sulla crisi europea, con sparring
partner il premier irlandese Enda Kenny, presidente di turno del Consiglio
dell’Ue, e il premier olandese Mark Rutte, un falco sulla spalla della Merkel.
Infine, altri due incontri europei e, dopo 28 ore ‘svizzere’, il rientro in Italia.
Più interessante quello che si dice a porte chiuse che i
discorsi pubblici; e più interessanti i colloqui a margine dei dibattiti
programmati. A Monti, questo genere di appuntamenti internazionali piace:
l’aveva già mostrato in estate, andando per un incontro del genere fin sulle
Montagne Rocciose, negli Stati Uniti.
Alcuni degli economisti che nel 2012 avevano predetto il
crollo dell’euro ammettono ora l'errore. Il premio Nobel Paul Krugman, per esempio, che aveva
preannunciato un'incombente “apocalisse”, riconosce: "L'Europa mi ha
sorpreso per la sua resistenza politica".
Willem Buiter,
capo economista di Citigroup,
che aveva annunciato scenari catastrofici per
i paesi della moneta unica, difende, invece, la sua previsione, anche se
rimandata nel tempo e con minore probabilità –a meno che, commenta Der Spiegel,
in Italia non torni Berlusconi-.
Nessun commento:
Posta un commento