Rientrati in Italia prima di Natale per una ‘licenza’ loro
concessa dalle autorità indiane, e accolti impropriamente come eroi, i marò Massimiliano Latorre e Salvatore
Girone sono ripartiti, com’era giusto facessero, per l’India, a bordo di un aereo militare. Domani mattina, giungeranno all'aeroporto
internazionale di Kochi, il capoluogo del Kerala, e si trasferiranno subito a Kollam,
dove restituiranno il passaporto alle autorità giudiziarie.
Prima di partire, i due
militari, accusati dalle autorità indiane di aver ucciso due pescatori,
scambiati per pirati, mentre erano in missione anti-pirateria a bordo di una
petroliera italiana, l’Enrica Lexie, sono stati interrogati in procura a Roma,
dove s’erano recati per rilasciare dichiarazioni spontanee.
Salendo sull’aereo, Latorre e Gerace hanno detto: "Ritorniamo
in India rispettando la parola data, fiduciosi nella giustizia". A Kochi,
attenderanno la sentenza della Suprema Corte che deve pronunciarsi sulla
giurisdizione del caso: per l’Italia, i due devono essere processati in patria.
Ancora una volta, i marò non hanno fatto alcun cenno ai due giovani pescatori
indiani rimasti uccisi nell'episodio, che risale al febbraio 2012.
La vicenda dei marò segna, in un’ottica italiana, le
cronache internazionali di questo giovedì, quando si sono ormai spente in borsa
le fanfare di sollievo per l’accordo a Washington che ha evitato agli Stati Uniti di finire nel ‘baratro fiscale’. Tutti d’accordo,
però, che il compromesso costituisce un palliativo: l’entità del deficit del
bilancio federale e del debito complessivo americano non sono state intaccate e
andranno ‘ridimensionate’ con successive decisioni. Democratici e repubblicani
si sono dati altri due mesi per discuterne.
Su altri fronti
dell’attualità mondiale, cronache consuete di lutti e stragi: in Siria, 21 mesi d’insurrezione prima e
conflitto civile poi hanno fatto 60 mila vittime, secondo i dati dell'Onu. Un bilancio che s’aggrava di
giorno in giorno, poiché i combattimenti non conoscono tregua ed il regime
ricorre a raid di caccia-bombardieri contro le postazioni degli insorti. E si combatte pure in Africa, in vari
Paesi, mentre il terrorismo colpisce
in Iraq e in Pakistan.
Persistono le apprensioni per le condizioni di salute del
segretario di Stato Usa Hillary Clinton,
ricoverata in ospedale a New York per la presenza di un grumo di sangue nel
cervello, conseguenza di una caduta in casa. Ieri, Hillary aveva lasciato per
qualche tempo l’ospedale presbiteriano, facendo
la sua prima apparizione in pubblico da circa un mese, senza però fugare
dubbi e incertezze sui tempi della sua ripresa.
Più grave, di sicuro, la condizione del presidente
venezuelano Hugo Chavez, malato di
cancro, che, tre settimane dopo un intervento subito a Cuba, resta in uno stato
“stabile”, ma “delicato”. Appare improbabile, al momento, che possa essere
presente, il 10 gennaio, a Caracas, alla cerimonia d’insediamento per il suo
quarto mandato.
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