Al culmine delle celebrazioni a Berlino del 50° anniversario
del Trattato d’Amicizia franco-tedesco, Germania e Francia annunciano l’intenzione
di presentare entro maggio “proposte” per rafforzare l’Unione europea economica
e monetaria. “Le faremo –dice la cancelliera Angela Merkel- in vista del Vertice
europeo di giugno”, con l’intento di consolidare l’euro. Il presidente François
Hollande aggiunge: “Cercheremo di essere il più concreti possibile, cioè il più
utili possibile al rafforzamento della crescita.
I riti dell’amicizia franco-tedesca, affidati in passato a
coppie di statisti di maggiore statura storica, come Charles De Gaulle e Konrad
Adenauer -agli esordi- e Francois Mitterrand e Helmut Kohl -negli Anni
Ottanta-, si ripetono nel giorno in cui gli israeliani vanno alle urne per le
politiche, mentre segnali di guerra e di terrore continuano a venire
dall’Africa: dal Mali, dove truppe francesi e regolari proseguono la
riconquista del Nord del Paese caduto sotto il controllo di milizie
integraliste jihadiste; e dall’Algeria, dove dinamica e bilancio della presa di
ostaggi di In Amenas e del successivo blitz delle forze speciali non sono
ancora chiari.
L’Unione europea si propone d’organizzare, il 5 febbraio, a
Bruxelles, una riunione internazionale sul Mali, con la partecipazione di
Nazioni Unite, Unione africana e Comunità economica dell’Africa occidentale.
A Berlino, Hollande e la Merkel fanno una conferenza stampa dopo
un Consiglio dei Ministri congiunto dei due Paesi e prima di una riunione
congiunta dei Parlamenti francese e tedesco. Ottimo il clima di incontri e
conversazioni, anche se la crisi dell’euro e le strategie per uscirne sono
state al centro di tensioni tra Parigi e Berlino negli ultimi mesi; e, ancora
lunedì sera, a Bruxelles, proprio mentre la Merkel e Hollande aprivano le
celebrazioni con una cena, c’erano state scaramucce all’Eurogruppo tra Francia
e Germania.
Infatti Jeroen
Dijsselbloem, ministro delle finanze olandese, è divenuto il nuovo presidente
del club dei ministri delle Finanze dei Paesi dell’euro per volontà diBerlino e
un po’ a dispetto di Parigi. Dijsselbloem succede a Jean Claude Juncker,
premier e ministro delle finanze lussemburghese, che ha presieduto lunedì l’ultima
riunione del suo mandato. Un ‘euro-tiepido’,
quasi un ‘euro-freddo’, dunque, sul trono della moneta unica, dopo Juncker divenuto
per tutti ‘il rosso’ con le recenti sortite sul salario minimo.
A elezione avvenuta, Dijsselbloem
– leggete ‘daisselblum’, con voce un
po’ gutturale, e fidatevi -, 46 anni,
socialdemocratico, senza grossa esperienza di governo –è ministro solo dal 5
novembre- e neppure di Unione, ha così sintetizzato la sua agenda: completare l'unione
bancaria, proseguire la strategia di consolidamento dei conti, creare
occupazione.
Il responsabile delle finanze dell’Aja ha
battuta la concorrenza del francese Pierre Moscovici, che partiva in pole. Ma Parigi, alla fine, s’è accontentata
della presidenza del consiglio di supervisione della Bce, andata a una donna,
Danielle Nouy. La Germania voleva che l’Eurogruppo restasse guidato da un paese
piccolo (e fidato per Berlino, come solo Olanda e Finlandia lo sono); e voleva tenerne
lontani quegli spendaccioni dei i Piigs
(Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna). La scelta
del successore di Juncker non è però
avvenuta
all’unanimità: Madrid ha votato contro.
Al passo d’addio come presidente dell’Eurogruppo, Juncker,
che resta premier lussemburghese, ha reso omaggio alla “forza motrice” in
Europa della coppia franco-tedesca. Forse già sapeva quel che stava per uscire
dal cilindro del Vertice di Berlino; o forse s’immaginava che qualcosa del
genere sarebbe saltato fuori.
Le celebrazioni del Trattato dell’Eliseo, firmato il 22
gennaio 1963, si sono svolte “con solennità”, come si addice a delle nozze
d’oro, ma senza passione: e sono cominciate con l’incontro dei leader con
esponenti del mondo della cultura dei due Paesi. Il regista tedesco Wim Wenders
vi constatava che “tra Francia e Germania c’è oggi una certa indifferenza”, il
che non può stupire “dopo 50 anni di matrimonio”.
E, dopo il Consiglio dei
Ministri congiunto e la conferenza stampa, sono proseguite nel pomeriggio con
una riunione congiunta al Reichstag del Bundestag e dell’Assemblea nazionale.
La Merkel vi sottolineava “la collaborazione straordinaria” fra i due Paesi e
la buona intesa personale con Hollande, non sempre confermata dal linguaggio
del corpo; il presidente francese
insisteva che “siamo noi a indicare la strada all’Ue”.
L’amicizia franco-tedesca è ormai data per scontata, in
Europa e nel Mondo. Ma, avverte Hollande, bisogna smettere di vederla come un
“percorso tranquillo”, perché screzi e tensioni ci sono stati e ci saranno
ancora, pur se essa è stata, resta e sarà “indissociabile dalla costruzione
europea”.
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